“Ciro, Ciro”: la disperazione in diretta per il figlio

"Ciro, Ciro": la disperazione in diretta per il figlio

Un divertente sketch televisivo anno 1966 sintetizza bene il modo in cui la cultura pop di quegli anni percepiva Sandra Milo. Alla «superbionda curvilinea con molleggio» (così viene definita) viene accostata, per contrasto, la «filiforme adolescente» Gigliola Cinquetti. Come a dire: sensualità e candore, erotismo e castità, sacro e profano. E in effetti, per la tv ancora tendenzialmente prude di quegli anni, una «bomba del sesso» cinematografico come Sandrocchia poteva ancora apparire un po’ troppo ingombrante.

Per aggirare l’ostacolo, ed entrare nelle case degli italiani senza troppo turbarne i sonni, lei accentuò il morbido infantilismo e l’intelligente autoironia che, pure, appartenevano al personaggio. Fu quindi biondissima, più ancheggiante e più (finta) oca che mai, nel condurre lo Studio Uno di Falqui: talmente brava a «fare» la svampita da indurre il pubblico a credere che lo fosse davvero. In versione più materna e meno svaporata si propose (vent’anni dopo) col Piccoli Fans inventato da Minoli per il pomeriggio domenicale di Raidue. Fortunato prototipo dei futuri, nefasti show a misura di bambini-prodigio, il programma permetteva alla Milo di prodursi quale provvida «levatrice» dei piccoli talenti che, accanto a celebrità canore, ne intonavano i successi discografici.

Ancora una Milo materna, ma di tutt’altro segno, quella che esplose nel talk sentimentale L’amore è una cosa meravigliosa: tutti ricordano l’atroce scherzo telefonico con cui una telespettatrice (mai identificata) avvertiva l’attrice che il figlio Ciro era finito all’ospedale a causa di un incidente stradale. E fu con ferocia tipicamente televisiva, che l’urlo disperato «Ciro! Ciro!» divenne un crudele tormentone riproposto per anni dai vari Striscia, Blob e Target, fino ad assurgere addirittura titolo d’un programma tv.

Passata a Mediaset Sandrocchia non tradì il proprio personaggio. Sempre dolcemente svagata e fintamente ingenua, ma pronta a divertiti graffi di acutezza, nel quiz Cari Genitori come nel varietà domenicale Giorno di festa; nella poco memorabile fiction Ma il portiere non c’è mai? come nell’inatteso reality L’isola dei famosi 7 (cui partecipò contro il parere dei figli). Tutti progetti cui, ormai in età avanzata, partecipava periodicamente «rinfrescata», come ammetteva lei stessa, da opportuni ritocchi chirurgici. Da notare che fu proprio in televisione, a Porta a Porta, che la Milo svelò di essere stata per diciassette anni l’amante di Fellini (peraltro smentita da «felliniani» doc come il biografo Tullio Kezich o la nipote del regista Francesca Fabbri); e fu sempre in tv che, affamata di vita fino all’ultimo, moltiplicò gli ultimi appuntamenti: opinionista sentimentale nel talk Io e te; divertita giudice ne La pupa e il secchione; indomita viaggiatrice nel docu-reality Quelle brave ragazze. Tutte occasioni in cui si lanciava d’impeto, senza temere di mostrare un’età, a ben vedere, non più da pin up.

Ma sempre rivelandosi, in fondo, uguale a sé stessa: morbida, spiritosa, intelligente, civettuola.

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