I camerieri non vogliono mai andare davvero in pensione. È inutile. Cercano sempre nuovi padroni.
E così Carlo Rossella, giornalista alla ricerca eterna del buffet, ieri ha rilasciato un’impareggiabile intervista al Fatto quotidiano per ricordare con imbarazzo quando lavorava con Berlusconi (trent’anni, ma l’unica cosa che gli viene in mente è che «il Cavaliere perorava i suoi interessi»); per suggerire una sottile analisi politica, scevra da qualsiasi risentimento («Con la destra prevale l’ignoranza, con la sinistra la cultura»), per mettere in guardia dalla Meloni («È una ducia – al femminile, ndr -, è un pericolo mortale») e per manifestare la propria devozione a Elly Schlein. E ci credo: frequentano lo stesso demi-monde. L’estero, Place Vendôme, le Ztl, alta società e bassi afflati comunisti. L’anima dei ricchi geme sempre a sinistra.
Mellifluo, miracolato, multiforme e Principe delle Note Spese, 81 anni, da Curtlòna, fra l’Olona e il Po, e poi ci credo che per rifarti il guardaroba sociale passi il resto della vita al Ritz, Carlito Rossella ha cambiato più casacche che giacche. Si fa prima a dimenticarle che a elencarle. Comunque: è stato nel Pci, militante di Lotta continua, cossuttiano, craxiano, berlusconiano, damo di compagnia – al maschile, ndr – di Della Valle e adesso, con l’entusiasmo degli anziani che riscoprono gli ardori giovanili, democratico per Elly.
Dicono che il giornalismo l’arte di spifferare i fatti degli altri sia il secondo mestiere più antico del mondo. Poi ci sono colleghi bravissimi nel saltare al primo.