«È un’opera viva, un organismo a cui ogni anno, viene aggiunto e spostato qualcosa. Penso anche al 3D e alle proiezioni immersive». Marco Frisina, compositore delle musiche della «Divina Commedia», in scena al Teatro Arcimboldi da oggi, 30 gennaio, fino al 4 febbraio, spiega anche così perché l’opera musical va in tour da diciassette anni. Due ore di opera musical in due atti, il primo dedicato all’Inferno, il secondo a Purgatorio e Paradiso. Lo spettacolo è nato anche grazie agli effetti speciali di Carlo Rambaldi, il papà di «E.T.». Giancarlo Giannini, che è Dante come voce narrante, fa da trait d’union della Commedia. Su questa composizione di base con 80 strumenti, si appoggia la musica dal vivo di nove interpreti (incluso il Dante in scena) e un corpo di ballo composto da dodici ballerini. Il regista Andrea Ortis racconta il suo tentativo di umanizzare Dante: «La selva in cui entra rappresenta una forma di depressione e buio. Sono temi molto moderni e parlarne significa non farne un supereroe ma un personaggio amicale. Nella settima cornice del Purgatorio incontra anche i suoi amici, Guido Guinizelli e il trovatore francese Daniel Arnaut, la poesia erotica e goliardica».
Monsignor Frisina, sacerdote e direttore del coro della diocesi di Roma, entra negli aspetti musicali legati all’opera: «I personaggi sono descritti da Dante ognuno con il proprio mondo musicale. L’aria di Francesca è un’aria romantica: raffigura le eroine che si consumano in una passione e muoiono d’amore in modo violento. Per lei ho voluto un’aria belliniana». E un altro grande personaggio, Ulisse, che abita l’inferno dantesco? «Avrà una musica epica perché viene descritto come negativo ma anche come uno che sfida il mare. Mentre Pier delle Vigne, che si suicida per la vergogna di una calunnia, mi ha fatto pensare a tanti giovani di oggi e allora ho usato la chitarra elettrica».
Inferno, Purgatorio e Paradiso sono accompagnati da musiche diverse: «L’Inferno ha una connotazione molto più rock, aggressiva, e considero questo tipo di musica pieno di dolore, soprattutto nella parte che riguarda la città di Dite, dove c’è un canto corale». Eccoci davanti al conte Ugolino: «Musica atonale contemporanea. È un personaggio che si aggroviglia su se stesso nel ricordo terribile della fame nella Torre della Muda. La melodia è dissonante, contorta, e il personaggio un po’ horror: mette paura l’odio che sente verso chi l’ha condannato a quella morte infame. Mangiare i figli è frutto della disperazione, descritta da Dante con compassione, di un uomo portato al limite delle sue possibilità umane».
Nel Purgatorio la musica si fa delicata: «Il Purgatorio è descritto pieno di tramonti e di albe, come nell’aria del VI canto Era già l’ora che volge il desio. Pia de’ Tolomei è un personaggio malinconico: «È una storia di femminicidio dell’epoca, molto vicina a noi, perché è il marito geloso che la uccide e la butta in Maremma. Nella Commedia ci sono molte figure femminili schiacciate dalla prepotenza maschile. Anche Piccarda, esclaustrata, era monaca clarissa e viene rapita e fatta sposare forzatamente dal fratello a una sorta di mafioso, Corso Donati, e lei muore di dolore. Ma nella musica del Purgatorio tutto è stemperato, c’è uno slancio verso l’alto e grande dolcezza». Quando arriviamo in Paradiso «la musica è luminosa, di gioia e festa. Nell’Empireo ci sarà un grande concerto di tutti i cantanti con Vergine Madre Figlia del tuo Figlio e un’apoteosi con Amor che move il sole e l’altre stelle».