“Operazioni segrete in Iran”. Biden prepara la risposta all’attacco in Giordania

Gli Usa con il debito hanno fatto fortuna

La morte di tre militari americani in Giordania, le prime vittime tra le forze statunitensi da quando è iniziata la guerra tra Israele e Hamas, segna una pericolosa escalation nella regione e costringe Washington a rispondere. Stando all’agenzia di informazione Bloomberg, che cita fonti governative anonime, la Casa Bianca sta valutando varie opzioni “inclusa la possibilità di condurre un’operazione segreta” contro obiettivi all’interno dell’Iran, lo Stato che finanzia e supporta i gruppi armati iracheni responsabili dell’attacco alla Tower 22.

Secondo i funzionari dell’amministrazione, inoltre, la risposta della prima potenza mondiale avrà intensità superiore rispetto a qualunque altra misura intrapresa dal 7 ottobre a oggi. Nonostante Teheran abbia negato il suo coinvolgimento, sostenendo che le accuse “sono fatte con obiettivi politici specifici di invertire la realtà nella regione”, il presidente Joe Biden non ha espresso dubbi sulla responsabilità di “gruppi militanti radicali” sostenuti dalla Repubblica islamica. Una posizione, questa, ribadita anche dal segretario alla Difesa Lloyd Austin, che ha promesso ritorsioni “nel momento e nel luogo di nostra scelta” e ha ribadito il fatto che “il presidente e io non tollereremo attacchi alle forze americane e compiremo tutte le azioni necessarie a difendere gli Stati Uniti, le nostre truppe e i nostri interessi”.

Diventa dunque più concreta la possibilità di un ulteriore allargamento del conflitto, dopo l’inizio delle operazioni contro i ribelli Houthi dello Yemen. Come riportato da Bloomberg, l’attacco ai militari statunitensi aumenta la pressione sul presidente Biden per un confronto aperto con l’Iran, un’eventualità che Washington ha cercato di evitare fino ad ora per scongiurare l’entrata in guerra sia dei pasdaran, sia di tutti i gruppi terroristici affiliati a Teheran come gli Hezbollah libanesi. “Dobbiamo rispondere a questi ripetuti attacchi dell’Iran e dei suoi proxy colpendo direttamente obiettivi iraniani e la sua leadership”, ha dichiarato in un comunicato Roger Wicker, repubblicano di spicco della Commissione servizi armati del Senato. “Le risposte dell’amministrazione Biden finora hanno solo invitato altri attacchi”. Un’accusa di debolezza che pesa sul presidente, già alle prese con la crisi migratoria al confine meridionale degli Usa e con l’approssimarsi delle elezioni in cui Donald Trump è dato per favorito. Una prova di forza pare dunque inevitabile per Biden, che deve consolidare sia la sua posizione in patria, sia la deterrenza che la presenza di truppe statunitensi in Medio Oriente dovrebbe esercitare per limitare azioni da parte del cosiddetto “asse della resistenza”.

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