L’Italia è uno dei pochi Paesi occidentali impegnati attivamente nel sostegno ai civili della Striscia di Gaza. Una decisione assunta dal governo per supportare in maniera concreta un popolo in ginocchio, provato da anni di dittatura terroristica di Hamas, piegato dalla corruzione dilagante e ora dilaniato dai bombardamenti Israeliani. Nelle scorse settimane è stata inviata in loco la nave Vulcano, impiegata come “ospedale da campo” in mare con una equipe internazionale, che prevede anche medici italiani a bordo. Sono già centinaia le persone curate a bordo ma l’Italia si è resa disponibile anche a far arrivare in Italia per le cure dei bambini palestinesi che non possono ricevere l’assistenza sanitaria di cui necessitano nel loro Paese. E i primi sono atterrati proprio in queste ore a Roma.
Si tratta di un impegno che l’Italia ha assunto anche in altri scenari di guerra e che la pone come avamposto di solidarietà per dare una speranza di vita migliore a bambini gravemente malati. “Vi annuncio che stasera arriverà un primo gruppo di 14 bambini palestinesi per essere curati negli ospedali italiani insieme alle loro famiglie, il primo gruppo di 100 bambini che siamo disposti a curare“, ha spiegato il premier italiano nel corso della conferenza stampa che si è tenuta al termine del vertice Italia-Africa a Palazzo Madama. Il premier ci ha tenuto a ribadire “il lavoro faticoso” portato avanti dall’Italia per “arrivare a una tregua e impedire una escalation” del conflitto in Medio Oriente.
L’Italia ha una capacità di cura adeguata per farsi carico dei minori individuati per il progetto, che senza l’intervento del nostro governo rischierebbero concretamente la vita. Gli ospedali in Palestina sono in sofferenza, non ci sono adeguati mezzi per affrontare malattie particolari e la guerra complica ulteriormente una situazione già compromessa da Hamas. L’Italia ha deciso così di fare la sua parte e di assicurare almeno la speranza. Non è stato reso noto in quali ospedali i bambini verranno curati, né quali siano le patologie che li affliggono. Il loro tempo di permanenza in Italia è condizionato alle condizioni di salute e il nostro Paese ha messo a disposizione tutto ciò che è necessario per garantire loro una permanenza serena.