La religione woke contagia anche l’Ue. Già sensibile al politicamente corretto, Bruxelles ha esortato gli europarlamentari ad abbandonare il linguaggio potenzialmente discriminatorio in nome dell’inclusività. L’European Institute for Gender Equality – conosciuto anche con l’acronimo EIGE – ha pubblicato un documento di 61 pagine descrivendo in dettaglio il linguaggio inappropriato e suggerendo delle “valide” alternative in salsa gender. Le linee guida del report “Toolkit on Gender-sensitive Communication” prevedono l’eliminazione di termini “potenzialmente offensivi” e la riformulazione di frasi comuni, a partire da “Re e regina”.
I burocrati dell’organismo indipendente dell’Ue nato per contribuire a rafforzare e promuovere la parità di genere sostengono che“no man’s land” (“terra di nessuno”), riferita alla Prima guerra mondiale, dovrebbe essere sostituia da “unclaimed territory” (“territorio non reclamato”). Il documento sconsiglia termini come “pushy” (“invadente”) e “shrill” (“stridulo”) che hanno “connotazioni forti che sono associate solo alle donne”, raccomandando l’utilizzo di termini meno legati al genere (“assertive” e “high-pitched”, ndr). Stesso discorso per la parola “virile”, considerata “fortemente associata solo agli uomini”, che dovrebbe essere sostituita da “strong or energetic” (“forte o energico”).
Per certi soloni, inoltre, andrebbe abolita la formula “best man for the job” – evidentemente troppo discriminatoria – e sostituita con “best candidate for the job”. Ma non è tutto. Il documento consiglia a politici e media di riconsiderare l’ordine delle frasi comuni come “Re e regina” o “fratello e sorella”, dove il maschio della coppia viene messo al primo posto:“Provate a invertire l’ordine di queste frasi qualche volta”, il suggerimento della nuova Bibbia dei risvegliati. Un’esagerazione pericolosa, tanto da mettere in discussione una famosissima frase di Star Trek: “Dove nessun uomo è mai giunto prima”. Il motivo? “Le donne possono essere soggette all’invisibilità o all’omissione”.
La rottamazione di formule comuni per centinaia di anni in nome di un integralismo talebano che sta arrecando parecchi danni al buonsenso. In una fase come quella attuale, tra guerre e crisi internazionali, per qualcuno nell’Ue la priorità è il linguaggio potenzialmente discriminatorio. L’inclusività come stella polare, con il rischio di perdere il contatto con la realtà. Critiche severe dal Regno Unito con il deputato conservatore Nick Fletcher: “Penso che sia una sciocchezza, soprattutto quando ci sono problemi molto più seri di cui dobbiamo preoccuparci – riporta il Telegraph – Cose come questa sono una perdita di tempo”. Purtroppo non si tratta del primo caso folle. Nel 2022 si parlò molto del termine “fishermen” (“pescatori”), da sostituire secondo qualcuno con il più inclusivo “fisherpeople”. No, purtroppo non è uno scherzo.
Il bignamino dell’EIGE non è una semplice iniziativa solitaria, ma un contributo di spessore di un ente nato per far sì che “l’Unione europea diventi un’unione di uguaglianza, in cui donne e uomini, ragazze e ragazzi in tutte le loro diversità siano liberi di seguire il percorso di vita che hanno scelto, abbiano pari opportunità e possano in egual misura fare parte delle nostre società, assumendo anche un ruolo di guida”, si legge sul portale. In più di un’occasione le indicazioni e le ricerche degli esperti hanno rappresentato il primo step per l’elaborazione di misure inclusive, trasformative e atte a promuovere la parità di genere.