La grazia, il talento, l’amore con Fellini: Sandra Milo e l’età d’oro del cinema italiano

La grazia, il talento, l'amore con Fellini: Sandra Milo e l'età d'oro del cinema italiano

L’Italia piange la scomparsa di Sandra Milo, icona del cinema nostrano, quello in grado di stregare il mondo intero, a novant’anni. La diva del grande schermo era nata a Tunisi, nel marzo del 1933, da padre siciliano e madre toscana. Dopo un’infanzia trascorsa tra Vicopisano, amabile borgo in provincia di Pisa, e Viareggio, la Milo prese il volo verso una carriera che le ha fatto toccare le stelle. La sua fisicità dirompente, la sua aria malinconica e la voce dalla punta infantile sedusserò gli italiani fin dal primo attimo che posarono lo sguardo su di lei, in quel debutto nella settima arte al fianco di un gigante come Alberto Sordi, nel film “Lo scapolo” del 1955.

Simbolo del Dopoguerra

All’interno di quel mondo creativo, guizzante e geniale, la Milo si ritagliò il proprio spazio, senza sgomitare, in compagnia di altre dive che tutto il mondo ci invidiava. La sua grazia, il suo talento e quella dolce ingenuità la fecero divenire la prima scelta di tanti pilastri della cinematografia italiana, da Roberto Rossellini a Steno, lavorando a stretto contatto anche con Vittorio De Sica. La folgorante femminilità di Sandra la issò a icona del Dopoguerra. Quando lo Stivale cambiava marcia e si apprestava a vivere la sua stagione più florida, allegra ed entusiasmante, con il boom economico, la Milo fu capofila delle belle del cinema. Recitò con Gassmann, Mastroianni e De Filippo in “Asfalto che scotta”, prima dell’incontro con la persona che le cambiò la vita: Federico Fellini.

La Milo musa di Fellini

La Milo diventava la musa del carismatico regista, che la chiamava amorevolmente “Sandrocchia”. Intraprese con lui una duratura storia d’amore clandestina, oltre a vivere la sua pagina di carriera più folgorante, riuscendo a conquistare l’America con l’immortale capolavoro che si chiama “8 1/2“. In quella perla, la diva recitava la parte di Carla, una borghesuccia svampita e birichina, che si concesse facilmente alle lusinghe di un marpione di nome Guido, interpretato da Marcello Mastroianni. Il film sbancherà Hollywood, ottenendo 2 premi Oscar, oltre ai 7 Nastri d’argento, dei quali uno andò alla stessa Milo. Era un momento d’oro per il nostro Paese, ma anche per la Milo che contese lo scettro di donna più desiderata e ammirata dello Stivale alla varie Claudia Cardinale, Gina Lollobrigida e Sophia Loren. Nel 1968, dopo aver girato “T’ammazzo!… Raccomandati a Dio”, per la regia di Osvaldo Civirani, Sandra si ritirò dal cinema forzatamente a causa del matrimonio con Ottavio De Lollis e della nascita dei due figli Ciro e Azzurra. La scelta destò scalpore, ma insieme alla sua uscita di scena anche il cinema italiano prese una parabola discendente, paragonabile a quella del Paese, che dai colorati anni Sessanta ripiegava tristemente verso i grigi “anni di piombo”, tra crisi energetiche e la paura degli attentanti.

Una donna amata

Sandra Milo

Il suo rientro al cinema dopo un decennio le fece capire che il mondo era cambiato, non soltanto quello della settima arte. La Milo ebbe comunque la forza di ritagliarsi un nuovo spazio e una nuova immagine, più trasversale e popolare. La aiutò anche la televisione, dove divenne un volto amichevole e solare. La sua ultima avventura è stata “Quelle brave ragazze” in compagnia di Mara Maionchi e Marisa Laurito. Oggi, la sua Italia si stringe in un abbraccio e saluta una delle sue “brave ragazze” con un velo di tristezza.

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