Istanbul, attacco Isis ai cristiani. Un morto nella chiesa italiana

Istanbul, attacco Isis ai cristiani. Un morto nella chiesa italiana

Un morto e due feriti è il bilancio di una domenica di sangue, che poteva avere un esito ancora più grave, evitata solo grazie al fatto che l’arma si è inceppata e sono stati sparati solo pochi colpi. Due killer con il volto coperto da un passamontagna si sono avvicinati, lentamente e con le mani in tasca, al portone d’ingresso della chiesa italiana di Santa Maria Draperis, nel quartiere Sariyer di Istanbul. Erano passate da poco le 11,30 di una domenica come tante altre, con circa una cinquantina di fedeli già seduti per la funzione. Sono entrati e hanno sparato. A perdere la vita il 52enne Tuncer Cihan, un disabile mentale che non aveva legami con la politica o con organizzazioni criminali, così come dichiarato da suo nipote Cagin Cihan: «Era andato lì su invito ed è stato vittima del destino», ha raccontato agli investigatori.

I killer incappucciati si sono dileguati subito dopo, lasciando sul pavimento della chiesa due feriti, trasportati in ospedale, dove restano ricoverati, mentre gli altri fedeli sotto choc. Testimoni oculari hanno riferito che gli aggressori hanno urlato qualcosa in arabo quando sono entrati in chiesa, elemento confermato anche dalla ricostruzione di monsignor Massimiliano Palinuro, Vicario apostolico di Istanbul e Amministratore apostolico di Costantinopoli, secondo cui «gli elementi che finora sembrano emergere lasciano ipotizzare un attacco di matrice religiosa, una motivazione di intolleranza religiosa», e in serata è appunto arrivata la rivendicazione da parte dell’Isis. La vittima, ha aggiunto, era «un uomo, che aveva anche qualche problema di salute mentale, per questo ha avuto il coraggio di protestare» con l’irruzione dei due uomini armati dal volto coperto. «Probabilmente hanno risposto uccidendo questa persona», ha aggiunto il prelato.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, mentre si trovava sul suo aereo presidenziale, ha telefonato al sacerdote Anton Bulay per augurargli ogni bene dopo l’attacco alla chiesa, impegnandosi ad arrestare immediatamente i responsabili. E il primo arresto è infatti avvenuto in serata. Uno dei due uomini è stato catturato dalla polizia e l’interrogatorio servirà a comprendere le origini e i motivi dell’attentato. Nel pomeriggio aveva parlato anche con il prefetto del distretto di Sariger, Omer Kalailie e con il console generale della Polonia a Istanbul Witold Lesniak. Entrambi nel momento dell’attacco si trovavano in chiesa. Il ministro della Giustizia turco ha annunciato che le indagini saranno coordinate da due capi della Procura generale di Istanbul e un sostituto procuratore, nominati per l’occasione, mentre il ministro dell’Interno turco Ali Gerlikaya in un post su X ha scritto che l’attacco era mirato alla persona uccisa. Il sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, ha dichiarato: «Non permetteremo mai di distruggere la nostra unità e la nostra pace con attacchi ai luoghi della fede».

La chiesa di Santa Maria si trova dietro alte mura, vicino a un piccolo mercato del pesce, nella parte europea di Istanbul: è amministrata da frati francescani che officiano la messa in italiano e in spagnolo tutte le domeniche. Al di là della rivendicazione, subito si è pensato alla pista islamista. Lo scorso dicembre la polizia turca aveva arrestato 300 persone in 32 città, sospettate di essere legate allo Stato islamico, che stavano pianificando attacchi a chiese, sinagoghe e all’ambasciata irachena. I terroristi dell’Isis non sono nuovi ad azioni su suolo turco, come quello del 2017 in una discoteca di Istanbul che costò la vita a 39 persone, e nell’ottobre 2015 quando morirono in 109 alla stazione centrale di Ankara.

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