Già il gesto, «un vile agguato», come lo definisce Giorgia Meloni, merita «una ferma condanna e la richiesta di fare piena luce». Ma poi sono i simboli, «la chiesa italiana, l’attacco alla cristianità», a provocare una certa preoccupazione a Palazzo Chigi e alla Farnesina e, a un anno dal Giubileo, a convincere il Viminale ad aumentare con discrezione i livelli di attenzione sui cosiddetti obbiettivi sensibili nel Paese. Le indagini della polizia turca stabiliranno se si tratta di un’azione singola o di qualcosa di più importante, si aspettano eventuali rivendicazioni, però intanto si decide che è meglio rafforzare un po’ la sicurezza.
Dice infatti la premier, che soltanto pochi giorni fa ha incontrato Recyp Erdogan sul Bosforo: «Il governo italiano, tramite il ministero degli Esteri, segue gli aggiornamenti su quanto accaduto questa mattina nella chiesa di Santa Maria a Istanbul. Esprimiamo profondo cordoglio e la più ferma condanna per l’ignobile atto». Anche il Papa, spiegano in Vaticano, «viene costantemente informato» degli sviluppi. E all’Angelus di mezzogiorno a San Pietro Francesco offre «la vicinanza alla comunità della chiesa a Sariyer, che durante la messa ha subito un attacco armato che ha provocato un morto e diversi feriti». Secondo Monsignor Massimiliano Palinuro, vicario di Istanbul, «l’assalto è un atto di intolleranza, un’ipoteca sul nostro futuro».
Follia isolata o un piano criminoso? Antonio Tajani parla di «attentato». La Farnesina, «attraverso l’ambasciata ad Ankara e il consolato a Istanbul, controlla la situazione: sono certo che le autorità turche arresteranno i responsabili». Grande attenzione pure al ministero della Difesa. «Un episodio preoccupante. Condanniamo fermamente ogni forma di violenza – scrive in una nota Guido Crosetto – e ci uniamo al dolore della famiglia della vittima e di tutto il popolo della Turchia». Un «gesto vile» pure per il presidente del Senato Ignazio La Russa. «Spero che gli attentatori vengano presi in fretta». E il presidente della Camera Lorenzo Fontana punta i riflettori sul luogo e sul modo. «Un attacco armato avvenuto durante la celebrazione della Santa messa nella chiesa cattolica italiana di Santa Maria».
Ecco forse il punto, il motivo dell’inquietudine generale. Alfredo Antoniozzi, vice capogruppo FdI a Montecitorio, ricorda che «la Turchia è un importante presidio per l’Occidente e che sono oltre trecento milioni i cristiani perseguitati nel mondo, questo ci impone una seria riflessione». E se solo il dialogo interreligioso potrà fermare la violenza integralista e il terrorismo, oggi «a forte rischio e la tutela della nostra fede». È successo a Istanbul, succede «tutte le settimane in varie realtà asiatiche e africane». Anche l’altra vicepresidente dei deputati meloniani, Augusta Montaruli, batte sullo stesso tasto. «Nonostante gli sforzi delle autorità, la sicurezza dei cristiani sulla Terra non è un diritto scontato. Dobbiamo impegnarci».
D’accordo pure la senatrice Mariastella Gelmini, portavoce di Azione. «Uomini armati hanno ucciso una persona nella chiesa cattolica di Santa Maria a Istanbul. Bisogna fare piena luce».
Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, chiede l’intervento di Bruxelles. «La questione investe l’Italia e l’Unione Europea. La vita di tante persone e messa quotidianamente a repentaglio dalle persecuzioni di estremisti criminali e terroristi. È giunto il momento che il problema venga affrontato dalla Ue come una vera emergenza». Deborah Bergamini, vice capogruppo Forza Italia alla Camera, invita ad «unire le forze contro chi diffonde violenza». Serve, sostiene, un impegno deciso della comunità internazionale. E Maurizio Gasparri, presidente dei senatori azzurri: «L’Italia deve far sentire la sua voce, la difesa dei cristiani diventi una priorità».