Fake news in medicina: distinguere la verità dalla finzione

Fake news in medicina: distinguere la verità dalla finzione

“Scopri i benefici miracolosi del limone!”, “Perdi 8 kg in 7 giorni senza dieta!”, “Cosa ci nascondono sui virus creati in laboratorio!” In rete si trovano titoli pubblicizzati che suscitano la curiosità e fanno leva sulle preoccupazioni e sulle fragilità delle persone, o addirittura si clicca su di essi per saperne di più.

Dietro questi “articoli” si nascondono spesso siti pseudomedici che promettono soluzioni rapide e “miracolose” per vendere meglio i propri prodotti e talvolta anche lobby che diffondono studi falsi per difendere i propri interessi. Purtroppo la salute è un ambito ideale per la proliferazione di fake news, perché è molto difficile verificarne personalmente la veridicità, data la specificità degli argomenti trattati. Quindi, le false informazioni sanitarie che ci inondano sono tante e non è sempre facile individuarle.

Tra gli argomenti sanitari che interessano di più, e che quindi hanno maggiori probabilità di essere bersaglio di false informazioni, figurano i farmaci e le cure (vaccinazioni, medicine alternative), le patologie (diabete, HIV, anoressia) e l’alimentazione (dieta, integratori alimentari).

Sfortunatamente, oltre a screditare la medicina e la ricerca, queste informazioni possono avere gravi conseguenze sulla nostra salute, come la rinuncia alle cure.

Il professor Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, spiega come contrastare queste notizie, a difesa della scienza e di tutti i sanitari che salvaguardano la nostra salute.

Cosa si intende per fake news in ambito medico?

È una notizia che ha un fondo di verità che successivamente viene travisata per portarla verso una notizia che diventa a tutti gli effetti falsa. Si parte da una segnalazione aneddotica, sporadica, che potrebbe in qualche modo corrispondere al vero in quel singolo caso e la si fa diventare una falsa notizia che riguarda poi tutta la popolazione. Esempio: una persona può avere un effetto collaterale nell’utilizzo di un medicinale e da quel momento tutte le persone che presenteranno quel tipo di effetto lo imputeranno al medicinale stesso. Oppure la fake news è quella che attribuisce alla lampada di sale il potere di guarigione da un tumore, perché magari un paziente oltre a sottoporsi alle cure tradizionali chemioterapiche, aveva fatto accidentalmente una lampada di sale.

La falsa notizia parte bene ma finisce male e serve a generare interessi, chi divulga una “bufala” lo fa per un interesse, da una parte quello di screditare un determinato tipo di approccio scientifico e dall’altra far risaltare un altro metodo che è in genere quello che racconta la fake news.

La notizia falsa ha sempre un secondo fine che è quello utilitaristico.

Chi le divulga e perché si diffondono così rapidamente con un appeal maggiore rispetto ai dati scientifici ?

Perché è più facile, la falsa verità incontra il favore delle persone perché è quello che la gente si vuol sentir dire. Purtroppo chi fa il medico in maniera seria non può fare altro, a volte, che essere schietto, sincero con il paziente e prospettare le “nude e crude” ma reali possibilità terapeutiche o scelte da intraprendere. Se esiste chi in modo accomodante propone soluzioni alternative e decisamente meno scomode, ma per nulla fondate, troverà sempre un terreno fertile. La moltiplicazione delle fake news avviene, in special modo oggi nell’epoca dei social media e nell’epoca di Google, molto più velocemente. In passato una falsa verità si diffondeva in modo più lento, aveva bisogna come cassa di risonanza della televisione o dei giornali. Oggi chiunque, anche un non esperto, ha la possibilità di esprimersi e di comunicare inviando messaggi anche distorti su vasta scala, la cosiddetta “googlelizzazione” del mondo.

Quali sono le principali strategie argomentative applicate per combattere queste fake news?

Credo che la cosa migliore sia che i medici tornino ad esercitare come facevano i nostri maestri, ovvero ascoltando di più i pazienti, parlando di più con loro. La fake news è inversamente proporzionale alla limitatezza del tempo che spendiamo con i nostri pazienti, per cui gli ammalati passano più tempo davanti al computer a cercare cure miracolose, che non nello studio del medico. Bisogna tornare alle origini e riappropriarci del nostro ruolo, anche se purtroppo la nostra professione si scontra con una burocrazia sempre più complessa e quindi il tempo a nostra disposizione spesso è limitato. I medici stessi devono continuare ad aggiornarsi e a documentarsi, in una società scientifica in continuo cambiamento, devono poter tenere il passo, studiare continuamente ed essere sempre più formati ed informati.

Le bufale sono dunque argomento del suo ultimo libro, Pinocchi in Camice – sulla salute non si scherza (Piemme). Pensiamo anche all’informazione distorta che c’è stata e che c’è ancora sui vaccini, perché la comunicazione è stata così difficile in quel periodo?

Sulla somministrazione dei vaccini in quei mesi è accaduta una cosa che non dovrebbe mai succedere, una contrapposizione politica e questo è stato un errore gravissimo commesso dalle istituzioni. Purtroppo c’è chi ha cavalcato l’antivaccinismo come un argomento politico e continua ancora oggi ed è stato compiuto uno sbaglio enorme perché non ci si può dividere politicamente sulla questione delle vaccinazioni: questa infatti riguarda la popolazione e fa parte della tutela della salute pubblica.

Ritengo che le vaccinazioni, essendo state argomento di scontro politico, abbiano avuto risultati dannosi visibili a tutti: è come se avessimo perso in 4 anni 50 anni di storia dei vaccinologia. Queste esplosioni, 30/40 volte maggiori rispetto ai casi di morbillo, sono soltanto il preludio di quello che vedremo nei prossimi anni, se diminuirà la copertura vaccinale nei confronti di tutte le malattie infettive.

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