Col concordato più gettito e fisco amico

Col concordato più gettito e fisco amico

«È una scommessa e non un condono». Ne è convinto Gianluca Timpone, tributarista e docente di Economia politica all’Università europea di Roma. Con il concordato preventivo biennale, sottolinea, «il fisco spera che il contribuente, avendo fissato una soglia minima, riesca comunque a pagare quelle imposte consentendo all’erario di raggiungere il proprio obiettivo». Dall’altro lato, osserva, i contribuenti hanno la possibilità di evitare accertamenti per due anni e possono concentrarsi sul loro lavoro.

Insomma, il concordato preventivo è un modo per dimostrare alle agenzie internazionali come l’Ocse che non sono necessari metodi invasivi e vessazioni per aumentare il gettito e, soprattutto, la fedeltà fiscale dei contribuenti. Tra lettere, sms, avvisi e ora con questo nuovo strumento l’Agenzia delle Entrate ha messo a disposizione un ventaglio di opzioni per evitare lo scontro frontale con i contribuenti e convincerli ad allinearsi all’«adempimento spontaneo».

Per coloro che «scommettono» sul concordato preventivo c’è anche la questione dell’irreversibilità: a meno che i ricavi non crollino più del 60% l’imposta resta sempre la stessa per due anni. Basta, invece, un incremento superiore al 30% per perdere questa facoltà. In ogni caso, anche se la norma è pensata per garantire serenità in un orizzonte di quattro anni (rivedendo l’accordo col Fisco al termine del primo biennio), l’eventuale uscita alla scadenza «consente di fissare una soglia minima di imponibile», spiega Timpone, aggiungendo che in tal caso «dichiarare redditi inferiori al pregresso probabilmente scatteranno accertamenti».

Il concordato, inoltre, consente alle Entrate di concentrarsi sui contribuenti che non vi aderiscono perché, evidenzia il tributarista, «automaticamente si riduce la platea dei soggetti da accertare e vi è maggiore probabilità che le Entrate possa individuare altri furbetti». La percentuale di evasione è destinata a ridursi in quanto l’amministrazione potrà concentrarsi «con più forza lavoro sui soggetti in odore di evasione», chiosa Timpone. «Oggi – sottolinea – alcuni riescono a farla franca, proprio perché l’Agenzia non ha la possibilità di poter controllare tutte le partite Iva». Con il concordato il loro numero si ridurrà sensibilmente. Anche perché il potenziamento dei software con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale non promette niente di buono per gli evasori incalliti.

Ecco perché, conclude Timpone, «il concordato preventivo non può essere assolutamente definito un condono, ma anzi è un elemento in più che l’Agenzia delle Entrate potrà utilizzare in un futuro per stabilire quello che deve essere il reddito imponibile dei contribuenti». In buona sostanza, un punto di partenza.

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