Si guarda allo specchio: «Provengo da una famiglia di avvocati, a cominciare da mio padre, e io stesso ho fatto brevemente l’avvocato, poi il giudice istruttore, quindi il pubblico ministero a Venezia per quasi quarant’anni». Ma dietro le facce della famiglia Nordio, c’ è sempre la stessa immagine a tormentarlo: «Quando ho iniziato la mia carriera si diceva che i magistrati erano troppo pochi, le forze insufficienti. Oggi – aggiunge Carlo Nordio – il problema è sempre lo stesso e io da ministro della Giustizia vorrei risolverlo».
È una dichiarazione coraggiosa, quasi temeraria, quella del Guardasigilli in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario a Brescia. Ma lui approfitta della visita nella città, considerata una delle locomotive d’Italia, per annunciare una svolta all’insegna dell’efficienza. «Siamo partiti con tre concorsi per entrare in magistratura ed è avviato l’iter per il quarto», assicura Nordio, che va di corsa anche perché lo sforzo della macchina viene in qualche modo legato al Pnrr che ha un calendario serrato e si chiuderà a giugno 2026. Fra due anni o poco più.
«Gli investitori internazionali – prosegue l’ex pm – ci dicono che non vengono nel nostro Paese perchè non c’è la certezza del diritto». E fra le cause dell’incertezza ci sono anche i tempi biblici dei processi che a loro volta, in un incastro di matrioske, «rimandano anche alla carenza di organico dei magistrati. Dobbiamo colmare questi vuoti entro il 2026», e già che c’è butta lì il numero delle toghe che vorrebbe arruolare in tempi ragionevoli: milletrecento. I tempi dell’ingresso sono terribilmente lunghi, «cinque anni – sottolinea il guardasigilli – da quando il candidato si mette in moto a quando entra in ufficio. Questo forse andava bene nell’Ottocento, oggi certo no».
Ma la sfida è lanciata. Sarebbe un paradosso illuminante: il presunto nemico delle toghe, protagonista di infiniti duelli con l’Anm, che porta in magistratura un numero record di toghe. L’altro pilastro per dare efficienza al sistema è quello appunto della riduzione dei tempi dei processi. «I segnali sono positivi – sottolinea Nordio – a Brescia decisamente positivi. Si è ridotto l’arretrato» e il distretto è uno dei più virtuosi fra i 26 che compongono la geografia giudiziaria tricolore. In realtà sulla zavorra dei vecchi fascicoli l’Italia ha trattato con Bruxelles e ha ottenuto una rimodulazione degli obiettivi fissati dal Pnrr, un po’ all’italiana ma molto realistica. La montagna dei fascicoli pendenti è stata spaccata in due: quelli preCovid, fino al 2019, devono essere smaltiti al 95 per cento entro dicembre 2024, per gli altri – dal 2020 al 22 – il conto alla rovescia scadrà nel 2026. La relazione del Guardasigilli scorre così fra cifre, previsioni e timori. Niente polemiche, almeno per oggi e quando i giornalisti gli chiedono della legge bavaglio, lui replica secco: «Non si chiama legge bavaglio». E svicola, inchinandosi davanti a Brescia, raggiunta nel giorno della Memoria: «Una città che ha sofferto molto». E qui Nordio più che all’olocausto pensa alla strage di Piazza della Loggia. L’8 maggio prossimo, per il 50esimo anniversario, ci sarà anche Mattarella. E a proposito della celerità dei dibattimenti, ci sono ancora due processi alle battute iniziali: il primo contro Roberto Zorzi, l’altro contro Marco Toffaloni che oggi ha 65 anni, ma all’epoca 16. E per questo, anche se sembra incredibile, sarà giudicato dal tribunale per i minori.