Le manifestazioni pro-Palestina organizzate ieri, 27 gennaio, avevano avuto l’autorizzazione per essere stanziali (sit-in). Eppure, come ampiamente previsto, a Milano alcuni dei presenti hanno provato a partire in corteo, scontrandosi inevitabilmente con il contingente di forze dell’ordine schierato proprio per evitare ciò che era stato vietato. Le regole sono chiare, infrangerle porta conseguenze, che in questi casi sono il contatto con poliziotti e carabinieri, che come tali si presentano all’appuntamento equipaggiati per i respingimenti necessari. Il problema di queste manifestazioni sono sempre i soliti soggetti infiltrati, gli esponenti dei collettivi e dei centri sociali, che spesso approfittano di queste occasioni per causare un po’ di guerriglia urbana e innescare gli scontri con gli agenti.
Anche sabato a Milano erano riconoscibili le ben note sigle Osa e Cambiare Rotta, insieme a diversi appartenenti ai centri sociali, in molti casi ben noti alle forze dell’ordine per episodi simili. Quando si sono sollevate le proteste per una manifestazione pro-Palestina organizzata nel Giorno della memoria, gli organizzatori hanno finto indignazione per essere sospettati di antisemitismo. Ma durante l’evento di ieri non sono mancati gli slogan contro Israele e, soprattutto, quando un giovane dalla finestra ha mostrato un cartello in cui si chiede la liberazione di Gaza da Hamas, vero responsabile di quanto sta accadendo, è stato insultato e minacciato. “La manifestazione di ieri sera ha prodotto purtroppo feriti tra le nostre fila: tre colleghi dell’Arma dei Carabinieri sono rimasti feriti, due con 4 e uno con 3 giorni di prognosi. Abbiamo avuto due scudi danneggiati dai continui calci, pugni spintoni e strattonamenti che ogni uomo e donna delle forze dell’ordine ha dovuto subire“, ha spiegato a ilGiornale Pasquale Alessandro Griesi, coordinatore nazionale dei Reparti Mobili del sindacato Fsp – Polizia di Stato.
“La protesta illegale con i divieti in atto, gestita in modo impeccabile dalla Questura ha visto un contenimento eccellente, senza alcun margine di trattativa, con chi poi ha dimostrato di essere realmente pericoloso, giustificando altresì i divieti imposti dall’Autorità. Abbiamo visto questi manifestanti pro o contro un popolo afflitto dalla guerra chiedere pace e allo stesso tempo portare la guerra nelle nostre piazze, questo è l’apice del delirio“, ha proseguito il sindacalista.
E a fronteggiare questa “guerra di piazza” sono sempre gli agenti, che hanno spesso a loro disposizione armi spuntate per fronteggiare gli assalti, spesso condotti con oggetti contundenti, come accaduto a Vicenza con gli “artifizi modificati e contenenti schegge metalliche“, ha sottolineato Griesi. L’obiettivo di questi soggetti è quello di fare più male possibile agli appartenenti delle forze dell’ordine, per il solo fatto che indossino una divisa da loro così odiata.
Ma la misura, anche per gli agenti, ora è colma: “Continuiamo a chiedere prevenzione e repressione severa contro chi compie questi gesti criminali e idonee regole d’ingaggio, perché non siamo buttafuori da strada né lavoriamo per farci ammazzare da finti manifestanti di un inesistente dissenso. È in ballo la salute dei nostri poliziotti e pretendiamo che si assumano adeguate e più serie contromisure“.