Yosi Schnaider è il cugino di Shiri Bibes che con suo marito Yarden e i loro due bambini «dai capelli rossi» Kfir, 10 mesi, l’ostaggio più giovane a Gaza, e Ariel, 4 anni, sono stati rapiti dai terroristi di Hamas quel tragico 7 ottobre nel kibbutz Nir Oz. Shiri lavora con i bambini e Yarden invece nelle fattorie del kibbutz. Mentre Yosi, 45 anni, ha un’attività nel settore immobiliare a Holon. Yosi ha la voce rotta quando gli parliamo al telefono, non ha voglia di dilungarsi, si capisce che gli fa male rievocare quello che è accaduto ed è molto difficile scavare nel suo dolore.
Yosi, può raccontarmi come è venuto a conoscenza del rapimento dei suoi parenti?
“Il mattino del 7 ottobre abbiamo saputo che Hamas era entrato in Israele, allora abbiamo iniziato a guardare su Telegram e ho visto foto e video di una donna portata via dai miliziani e ho riconosciuto mia cugina Shiri, poi dopo tre giorni abbiamo capito che erano stati rapiti anche Yarden e i due bambini. È stato terribile. Non era un sogno o un incubo, ma era accaduto davvero”.
Cosa pensa che dovrebbe fare il governo?
“Essere più coraggioso e nello stesso tempo fare attenzione a quello che dice: il mondo intero dovrebbe capire che Hamas non è uno Stato, non si sta combattendo contro una nazione, ma contro un’organizzazione terroristica. Questa differenza è molto importante. Ma penso che si potrebbe fare molto di più. Controllare gli aiuti umanitari dentro Gaza per esempio. Hamas li tiene per sé e non li dà ai civili. Dovrebbero essere arrestate poi tutte le persone che lavorano per l’organizzazione nel mondo e controllare il loro denaro perché altrimenti continueranno la guerra. E si dovrebbero riportare a casa i nostri familiari, i rapiti. Si possono prendere molte iniziative, ma purtroppo nessuno sta facendo tutto il possibile”.
Pensa che con le operazioni militari si debba fare un passo indietro per liberare gli ostaggi?
“La guerra non si può fermare ora. Tutti gli israeliani sono molto spaventati che possa accadere di nuovo, un altro 7 ottobre, soprattutto quelli che vivono al confine con la Striscia”.
Come giudica quello che è avvenuto il 7 ottobre?
“È qualcosa di terribile che ci è accaduto, non avrei mai creduto che potesse avvenire in Israele, ma invece è successo. Tutta l’Europa e anche l’Italia sono la nostra speranza, Hamas è un’organizzazione islamica radicale molto pericolosa, bisogna capire questo, e svegliarsi una volta per tutte”.
Quale sarebbe la giusta risposta di Israele a quello che è accaduto?
“Bisogna fare tutto il possibile perché non si ripeta mai più quello che è avvenuto il 7 ottobre. Mai più. Mai più in Israele”.
Ha paura?
“Non ho paura, sono preoccupato per la mia famiglia, per il mio Paese, per i soldati che stanno combattendo e muoiono ogni giorno”.
E qual è la sua speranza?
“Io vorrei vivere in pace. Non vorrei la guerra, tutti questi combattimenti, l’uno contro l’altro. Non so perché hanno fatto tutto questo. Vorrei solo godermi la vita in tranquillità, stare con la mia famiglia, viaggiare. Nessun massacro, morte o uccisioni”.