“Anche i meccanici sanno creare. L’ho compreso riparando la mia moto”

"Anche i meccanici sanno creare. L'ho compreso riparando la mia moto"

Avevo lavorato come insegnante di scrittura creativa, pur non avendo mai scritto nulla, ed ero rimasto invischiato in certe idee complesse e intricate sulla Qualità, col risultato che mi ritrovai in un ospedale psichiatrico. Quando mi dimisero non ero idoneo all’insegnamento, anzi, non ero idoneo ad alcun tipo di impiego. Presi a battere le strade di Minneapolis facendo una domanda di lavoro dietro l’altra. In quelle condizioni, la gente con cui parli è molto amichevole, molto disponibile, ma sa di non poter fare nulla per te, perché nel mondo del lavoro si cerca di assumere le migliori persone possibili. E se hai dei precedenti di malattia mentale non sei la miglior persona possibile. Alcuni hanno paura di chi ha quel genere di trascorsi. Così attraversai un periodo di grave depressione. Alla fine, per errore, un’azienda si dimenticò di chiedermi la cartella clinica, e ottenni il lavoro.

Quell’azienda era la Northern Pump, poi diventata la Northern Ordinance. Molte delle cose confluite in Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta le ho imparate alla Northern Pump. È un’azienda seria e all’antica. I fabbricanti di utensili di precisione, i meccanici, sono dei veri artisti; se non lo sapete, fatevi assumere e osservateli. Sottostanno a istruzioni assai rigide. Non hanno molta libertà. Devono seguire il progetto – ma possono seguirlo bene o possono seguirlo male. Possono produrre un ingranaggio così così oppure produrne uno assolutamente perfetto. Questi margini di Qualità, che possono sembrarci appannaggio esclusivo delle arti, credo che esistano anche nella tecnologia. E questa lezione l’ho imparata alla Northern Pump. (…) Insomma, trovai lavoro in quel settore come scrittore tecnico; lavoravo sodo, cercando di mettere in pratica in ciò che facevo alcune delle idee che avevo avuto prima dell’esaurimento nervoso. Fu una specie di introduzione nella classe media americana. Un tempo avevo lottato contro quel genere di vita, per così dire, e adesso stavo cercando con tutte le mie forze di farne parte, di essere una persona utile. Credo che questo sia un aspetto importante. (…)

Poi, nella primavera del ’68, mentre sedevo in una stanza della Control Data Corporation e scrivevo dei computer dei missili Poseidon, concentrato, carico di lavoro ma in fondo felice perché avevo appena riparato la mia motocicletta, iniziai a sognare a occhi aperti, lì in ufficio. «Cavolo, mi piacerebbe scrivere un breve saggio su come ho riparato la moto e su come ciò non sia poi tanto diverso dalle astrazioni dell’arte o dalle idee religiose dello Zen». Un mio amico, John Sutherland, che possedeva una moto e con il quale di tanto in tanto facevo dei lunghi viaggi, mi aveva parlato di un libro intitolato Lo Zen e il tiro con l’arco. Un giorno notai che la sua Harley non girava come si deve e pensai che ciò di cui aveva davvero bisogno non fosse un libro sullo Zen e il tiro con l’arco, ma sullo Zen e la manutenzione della motocicletta. È lì che tutto è cominciato».

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