Il Comune di Milano blinda il nome della città. «Milano» rappresenta oggi «un’eccellenza, simbolo di prestigio e vitalità economica», quindi la giunta Sala nell’ultima seduta ha licenziato un Regolamento per autorizzare o revocare la registrazione del «brand» da parte di terzi. Obiettivo, come spiega la delibera, «preservare e gestire attentamente la denominazione», è «importante per tutelare l’immagine della città e promuovere lo sviluppo culturale, economico e sociale del territorio». Il codice è composto da nove articoli e a breve approderà in Consiglio comunale per l’approvazione definitiva, in modo da trattare le richieste di autorizzazione «in maniera omogenea e accurata».
Milano, spiegano da Palazzo Marino, è tra i primi a dotarsi di un regolamento che disciplina i requisiti necessari per ottenere l’autorizzazione da parte dell’amministrazione a registrare un marchio di terzi che riporti il nome della città, una necessità nata sulla scia di quanto previsto già dalla legge nazionale del 2019 che impedisce la registrazione di marchi con all’interno nomi di Stati, enti pubblici, forze armate e forze dell’ordine da parte dell’Ufficio Italiano Marchi e Brevetti se non su autorizzazione dell’ente citato. La giunta Sala ha inserito tra i punti principali che la richiesta da parte di privati deve «contenere motivazioni circa l’effettivo collegamento con il territorio e con i valori cittadini, l’idoneità a veicolare un’immagine positiva della città». Definisce la durata e il rinnovo (con periodi decennali), le cause di onorabilità e anche di decadenza. Il permesso «salta» ad esempio in caso di utilizzo improprio del nome «Milano», se il soggetto proprietario del marchio compie illeciti che potrebbero recare un danno di immagine alla città o ancora se perde i requisiti di onorabilità. Sono esclusi dall’autorizzazione prodotti e servizi che riguardano ad esempio i prodotti farmaceutici, superalcolici, tabacco, materiale pornografico, armi, gioco d’azzardo. La registrazione del marchio rimane di competenza dell’Ufficio marchi e brevetti, dovrà controllare che il Comune abbia dato il via libera all’utilizzo di «Milano».
Il capogruppo di Forza Italia contesta: «L’ultima trovata della giunta a trazione PD è demagogia allo stato puro. Milano non è patrimonio di chi amministra la città, ma di tutti i milanesi che con il proprio intelletto, l’estro e la creatività contribuiscono quotidianamente a far emergere il nome di Milano nel mondo. Con quale diritto il Comune pensa di poter mettere un veto su un brand privato? Siamo in un Paese che permette ancora la libertà di espressione e la libera impresa. É degno della dittatura nord coreana. Verrà richiesto anche il pedigree antifascista o basterà la tessera di partito?». E poi, aggiunge De Chirico, «mi si consenta, si parla sempre di snellire la burocrazia, ma con tutti questi regolamenti non si fa altro che portare confusione».