Un vaccino anti-cancro contro il melanoma è stato somministrato per la prima volta in Italia, all’Istituto dei tumori Pascale di Napoli. È un medico di base la «cavia», che passerà alla storia per essere il primo italiano ammesso al trial in fase tre del vaccino a mRna dell’americana Moderna.
Si chiama Alfredo De Renzis, 71 anni di Carovilli, vicino a Isernia, sposato e padre di due figli. È stato selezionato per la sperimentazione (ci sono altri 18 candidati in lista di attesa) sulla base della sua storia clinica e lui, uomo di scienza, non ha avuto dubbi. «Ho accettato subito – racconta -. Mi sembrava doveroso per il mio ruolo di medico, per dare un contributo alla ricerca, ma anche perché confido in questa cura. Non ho mai avuto paura, sono sereno, forse anche fortunato perché l’immunoterapia non mi ha portato particolari effetti collaterali».
Il calvario di Alfredo comincia due anni fa, quando gli diagnosticano un melanoma nascosto dietro una neoformazione cutanea. Viene prima operato, poi seguito dall’oncologo Alberto Ascierto che lo tratta con l’immunoterapia. Nel frattempo arriva la proposta di aderire alla sperimentazione della fase III del primo vaccino a mRna di Moderna, ultimo step prima che il farmaco possa essere autorizzato dalle autorità regolatorie e poi commercializzato. E Alfredo accetta. «Ma ci vorrà qualche anno prima di avere i risultati di quest’ultima fase dello studio clinico aggiunge il suo oncologo -. La nostra speranza è quella di poter dare una nuova e più efficace opzione terapeutica a quanti più pazienti possibili. Ed è per questo che oggi è un grande giorno». Del resto, la tecnologia basata su mRna sintetici è stata messa a punto anni fa dagli scienziati proprio per la lotta contro il cancro, ma dirottata temporaneamente per contrastare il Covid durante la pandemia.
E non si deve fare confusione. A differenza dei vaccini classici, che servono a evitare di sviluppare la malattia, quelli anti-cancro rientrano nella categoria dei vaccini terapeutici ed hanno lo scopo di addestrare il sistema immunitario. Infatti, spiega Ascierto, «lo scopo del vaccino non è quello di prevenire la malattia ma di aiutare e supportare il sistema immunitario dei pazienti a riconoscere e ad attaccare più efficacemente il tumore. Certo, essendo una sperimentazione a doppio cieco potremmo trovarci di fronte ad una dose di placebo. Secondo protocollo, infatti, né il paziente né l’oncologo sanno cosa gli è stato iniettato. Lo sapremo alla fine della sperimentazione».
Nel frattempo la battaglia contro il cancro si combatte con gli immunoterapici che hanno permesso di trasformare alcune neoplasie in vere e proprie malattie croniche estendendo notevolmente l’aspettativa di vita dei malati. A oggi ci sono ben settanta farmaci immunoterapici allo studio, sia in fase preclinica (su sperimentazioni non umane) che in fase clinica, e solo in Italia si contano circa 200 studi clinici in corso, di cui 51 con arruolamento attivo, che rappresentano a tutti gli effetti una nuova opportunità terapeutica per i pazienti. Nel mondo però ci sono scienziati che lavorano su oltre quaranta vaccini anti-cancro a mRNA. E i risultati non tarderanno ad arrivare.