Sul set non ci sono né Leonardo DiCaprio né Lily Gladstone o Robert De Niro ma la sconfitta milionaria rimediata da Enel contro gli indiani negli Stati Uniti potrebbe ispirare un altro film di Hollywood. Se non altro perché a scatenare il guaio «diplomatico» è stata la tribù degli Osage, la cui storia è stata portata sul grande schermo da Martin Scorsese nel suo Killers of the Flower Moon. Veniamo ai fatti. Enel dovrà rimuovere 84 pale eoliche dal territorio della nazione indiana Osage in Oklahoma.
A stabilirlo, seppur sia il primo grado di giudizio, è stata una corte distrettuale federale dello Stato americano. La tribù indiana ha infatti citato Enel in tribunale perché non ha chiesto all’autorità locale il permesso di sfruttare il parco eolico. In sintesi gli Osage non sono contro l’energia del vento ma ne fanno una questione di sovranità o forse di orgoglio. Se Enel dovesse dare corso ai lavori per smantellare il parco eolico andrebbe incontro a un esborso prossimo ai 260 milioni di dollari. A cui si aggiungerebbe, peraltro, il controvalore del probabile indennizzo dovuto agli Osage. La querelle legale è stata rilanciata dal Financial Times, sottolineando che è una delle prime sentenze d’Oltreoceano che chiedono la rimozione di un impianto green in fuzione.
La replica di Enel non si è fatta attendere. Un portavoce ha precisato al quotidiano britannico che il gruppo «non è d’accordo» con il verdetto del tribunale e che quindi presenterà ricorso. Non solo Enel specifica che continuerà in «buona fede» a gestire il sito eolico in Oklahoma fino a quando non si giungerà «a una sentenza definitiva». Il gruppo, in ogni caso, non intende imporre la propria autorità alla nazione Osage nè ha intenzione di estrarre minerali. Al contrario con il suo impianto fornisce energia pulita a 50mila case della zona.