Campo largo sì, ma col distanziamento sociale.
Torna in libreria – da cui era uscito senza praticamente toccar terra, nel 2021 – «Perché guariremo», opera prima (e seconda) di Roberto Speranza. Per l’occasione, martedì a Montecitorio, Elly Schlein e Giuseppe Conte si ritroveranno a festeggiare l’autore tra i marmi policromi e gli imponenti arazzi di scuola fiorentina della Sala della Regina. Presiede il dibattito, che si preannuncia avvincente, Lucia Annunziata. E fin qui, tutto più o meno normale. Salvo un particolare curioso: nel comunicato che annuncia l’evento (e che ha subito spopolato sui social) viene precisato che «la presentazione è chiusa al pubblico». Manca solo la precisazione da dpcm «salvo congiunti».
In realtà, spiegano gli organizzatori, si tratterebbe di un equivoco dovuto a «eccesso di scrupolo» della casa editrice: l’evento si svolge nel palazzo della Camera dei deputati, e quindi l’accesso è, come di consueto, filtrato per ragioni di sicurezza e limitato per ragioni di spazio: i posti in sala sono 170, e verranno presumibilmente riempiti con gli invitati. Ma il sito ufficiale della Camera rassicura: per le vaste masse che di certo non vogliono perdersi l’appuntamento ci sarà una diretta tv sui canali web ufficiali.
Resta da chiedersi cosa mai spinga l’autore a rilanciare, con summit del «campo largo» a Montecitorio e ospitate tv da Fabio Fazio, un testo tanto anziano quanto sfortunato. Come si ricorderà, l’allora ministro lo aveva partorito in piena pandemia, nelle notti insonni al dicastero. Doveva uscire a fine ottobre 2020, con gran battage, dopo un’estate di riflusso del virus. Ma il tomo non fece in tempo a toccare gli scaffali che partì la seconda, letale ondata di Covid: il titolo «Come siamo guariti» divenne improvvisamente obsoleto, gli italiani vennero richiusi e il racconto della titanica vittoria di Conte&Speranza contro il Male fu in tutta fretta ritirato dalla casa editrice. Un catastrofico boomerang mediatico, peggiorato dal fatto che – ovviamente – il testo era ugualmente trapelato e sul povero Speranza si abbatterono ironie senza fine.
Il libro ora rispunta con un nuovo editore e un paio di nuovi capitoli aggiornati, per criticare la politica sanitaria del governo Meloni, e lanciare peste e vituperio sul «ricatto» di Matteo Renzi, reo di aver abbattuto il governo Conte. Dalle pagine del libro del resto si capisce subito che, dopo Massimo D’Alema, lo statista che più ha esercitato il proprio carisma intellettuale e politico su Speranza è quello di Volturara Appula.
Ma l’ex ministro è abituato a pensare in grande: già all’epoca della prima, sfortunata edizione aveva intravisto le notevoli potenzialità della pandemia per i destini della sua parte politica: «Dopo tanti anni controvento per la sinistra c’è una nuova possibilità di ricostruire un’egemonia culturale». A colpi di dpcm, autocertificazioni e carri armati carichi di spie russe che giravano liberamente l’Italia, si immagina. Purtroppo per Speranza non andò esattamente così: il suo libro finì ai Remainder, seguito a stretto giro dal governo Conte e dall’egemonia della sinistra. C’è chi spiega che Articolo 1 (l’ex partitino scissionista dei dalemian-bersaniani, ora riconfluiti nel Pd di Schlein) è in difficoltà perché non avrà alcun candidato forte alle Europee. E che molti spingono Speranza a candidarsi in prima persona. Ma altri spiegano il tentativo di tornare alla ribalta con un piano di più lungo respiro: «Speranza fa il pretoriano di Elly – spiega un dirigente – ma pensa che difficilmente sopravviverà al post-Europee. E che lui, con l’imprimatur di Conte, potrebbe diventare il nuovo segretario, che fa confluire il Pd dentro M5s». Finirà come il libro?