I Ricchi e poveri a Sanremo: “La nostra seconda vita con i giovani”

I Ricchi e poveri a Sanremo: "La nostra seconda vita con i giovani"

Ricchi e Poveri, siete gli artisti con più streaming al Festival di Sanremo.

“Anche i giovani ci hanno riscoperto”.

Quasi 6 milioni di ascoltatori mensili su Spotify.

“E dire che c’è stato un periodo nel quale si diceva bravi i Ricchi e Poveri ma piacciono solo ai vecchi”.

Il vostro classico Sarà perché ti amo è diventato un inno negli stadi italiani ma non solo.

“Lo mettono anche negli stadi cileni. I tifosi del Bayern lo cantano in tedesco. Abbiamo sentito una versione alla Måneskin di un chitarrista olandese”.

Risultato?

“L’età media degli ascoltatori dei Ricchi e Poveri sulle piattaforme streaming è scesa a 23-27 anni, in generale”.

Anche Ma non tutta la vita, il brano che Angela Brambati e Angelo Sotgiu portano in gara all’Ariston, piacerà molto a giovani e giovanissimi perché si balla, perché è allegro e spensierato e perché oggi è in controtendenza visto che si basa sulla melodia e non su tutto il resto. Al Festival per loro sarà la tredicesima volta in gara ben trentadue anni dopo quella del 1992 “ma mica vogliamo vincere, la nostra vittoria è esserci”. E in fondo non è poi così male confermare di essere l’essenza più pura della musica pop nel senso di popolare: “Siamo popolari, non populisti”.

Una volta era quasi un’accusa.

Angelo: “C’è stato un periodo in cui ce lo rinfacciavano. Eh ma voi siete popolari… E io rispondevo: Beh, il successo è questo, non stare in una nicchia”.

L’ultima volta al Festival vi siete presentati in quattro per celebrare i 50 anni de La prima cosa bella. Poi Marina Occhiena è ritornata alla propria vita, Franco Gatti non c’è più. Che effetto vi fa?

Angela e Angelo: “Quando è stato il momento, ci siamo guardati e ci siamo detti che sarebbe stato giusto continuare in due sul palco. Dopotutto siamo in due da tanto tempo, quasi dieci anni, anche prima che Franco se ne andasse”.

Dopo quasi sessant’anni riuscite ancora a “sopportarvi”?

Angela: “Siamo come Sandra e Raimondo, anche sul palco, c’è molta complicità”.

Quanti concerti fate all’anno?

Angelo: “Diciamo un centinaio di date, non solo in Italia ma anche in Europa, in Sud America, in Australia”.

E in Russia?

Angela: “Non ci piace lavorare in questa situazione di guerra. Torneremo in Russia e in Ucraina quando si respirerà di nuovo la pace”.

La vostra forza è la voce. Ma siamo in un momento nel quale vince l’autotune, ossia il software che rende intonate tutte le voci.

Angelo: “Può essere usato nei momenti di difficoltà, ma se lo usi sempre diventa una dannazione”.

Però rende tutte le canzoni molto uguali.

Angelo: “Prima c’erano tanti autori che avevano attenzione per la melodia. Oggi quasi tutti si scrivono brani da soli e non si concentrano sulla melodia. Un errore”.

Si dice che gli Abba siano i Ricchi e Poveri svedesi. Loro si sono inventati una sorta di concerto virtuale con gli ologrammi.

Angela: “L’ho sempre sognato e a un certo punto avevamo anche una sorta di progetto”.

Angelo: “Ma non costava tanto, di più”.

Il concerto con meno pubblico della vostra carriera?

Angelo: “Una decina di anni fa una coppia kazaka ha affittato il Palaghiaccio di Milano per sentirci cantare Sarà perché ti amo, Cosa sei e Mamma Maria. Sotto il palco c’erano solo loro due, oltre alle guardie del corpo”.

Baglioni ha annunciato che si ritirerà tra mille giorni. Non vuole diventare “una macchietta”. Voi?

Angela: “Noi abbiamo un grande lato infantile. E il modo di essere non invecchia”.

Angelo: “Aznavour ha fatto l’ultimo concerto a 92 anni”.

Angela: “Ci ritireremo quando saremo morti”.

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