Che Italia era quella del 1994? Trent’anni fa Silvio Berlusconi scendeva in campo, fondando Forza Italia, pronto a incarnare la rivoluzione liberale, Federico Fellini riceveva a Hollywood l’Oscar alla carriera poco prima di morire, mentre la nazionale azzurra guidata da Arrigo Sacchi in panchina e trascinata in campo da uno straripante Roberto Baggio, terminava la propria corsa deragliando soltanto in finale contro il Brasile, ai calci di rigore, con il Divin Codino esausto che spara alla stelle il pallone della vita. Per riprendersi da quest’ultima triste immagine, gli automobilisti italiani potevano tirarsi su durante la torrida estate ’94 mettendosi al volante di un’utilitaria sfiziosa e sbarazzina, ricercata e glamour come quelle che imperversavano nella mitica decade degli anni Sessanta: la Fiat Punto Cabrio. L’anno precedente il colosso torinese aveva fatto centro con il suo nuovo modello, destinato a raggiungere le stelle, e con la versione en plein air era pronta a sedurre anche i più diffidenti.
Semplice ma con personalità
Al Lingotto, nella metà degli anni Novanta, pensavano di potere ancora essere audaci nel mercato, offendo in listino auto di nicchia ma dall’immagine dirompente. Si potevano trovare spider come la Barchetta, sportive come la Coupé, e utilitarie cabriolet come la Punto. Il centro stile torinese viveva un periodo di frenetica creatività, ripagata da un gradimento del grande pubblico che ritrovò un certo entusiasmo verso il brand italico. Tornando alla Punto Cabriolet, anch’essa fu opera dei desinger di Fiat, mentre l’assemblaggio fu opera della carrozzeria Bertone, una delle più rinomate e storiche firme tra gli atelier dello Stivale. Decisamente un bel biglietto da visita da spendere. Il logo dell’azienda piemontese capeggiava fieramente sul parafango anteriore, riaccendendo i legami con il passato e, in particolar modo, con le Ritmo e 850 Cabrio, due vetture che fecero palpitare il cuore dei più romantici amanti del volante.
A livello estetico le differenze con la versione “normale” erano poche, ma significative. La parte anteriore e le portiere erano molto simili a quelle della berlina a tre porte, eccezion fatta per l’assenza delle cornici, mentre la scocca era stata pensata sapendo che poi sarebbe stata sviluppata anche questa versione per la guida a cielo aperto, rendendo più semplice l’aggiunta dei rinforzi al parabrezza e al pianale. Il cambiamento più evidente era quello al posteriore, il tocco personale e distintivo di questa vettura: grandi fanali a sviluppo orizzontale e arrotondati, totalmente diversi da quelli verticali della berlina che qui non potevano essere replicanti per evidenti motivi. Infine, la capote in tessuto ad azionamento elettrico una volta ripiegata si accasciava sulla carrozzeria, abbracciata da una copertura morbida rimovibile. Un piccolo tocco di classe.
I motori della Fiat Punto Cabrio
Forse qualcuno ci sarà pure rimasto male, ma la Punto Cabrio non aveva l’esuberanza della muscolosa e pestifera GT. La variante scoperta sapeva sedurre col fascino di una placida passeggiata in riva al mare, in modo calmo e senza frenesia. Per questo motivo, sotto al cofano si trovavano due Fire: un 1.2 da 58 CV e un più corposo 1.6 da 88 CV, brioso quanto serviva per la sua missione. Dopo un paio d’anni, il 1.6 venne sostituito da un altro 1.2 ma stavolta 16 valvole e con 86 CV di potenza. L’emozione non risiedeva nello spingere a fondo il pedale del gas, era invece quella di gustarsi un’auto intrigante e coinvolgente e, tutto sommato, a buon mercato. Una soluzione che francamente manca alla maggior parte dei Brand attuali.
Un discreto successo di vendite
La produzione della Fiat Punto Cabrio andò avanti fino al 1999, insieme a quella della vettura dalla quale derivava. Pur costando 5 milioni di lire (base di partenza 23 milioni di lire) in più della berlina 3 porte, la Cabriolet venne subito apprezzata e fece il boom di vendite al momento del lancio con dodicimila esemplari ordinati in tutta Europa nei primissimi mesi di commercializzazione.
Nonostante l’entusiasmo, la Fiat non ripropose mai un’utilitaria a cielo aperto, almeno fino alla 500C, ancora saldamente nel listino della Casa italiana. Per quanto riguarda la Punto Cabrio, oggi resta un oggetto di culto che non aspetta altro che essere riscoperto da qualche appassionato del genere, senza alcun fine speculativo, ma come testimone di un tempo lontano e indimenticabile, proprio come quel mitico 1994.