Le frasi intercettate di Tommaso Verdini e del socio Fabio Pileri (nella foto) sarebbero state «inverosimili ed esagerate» vista «la struttura» di Anas, una società pubblica soggetta a «procedure e controlli». Emergono agli atti dell’inchiesta della Procura di Roma sulle commesse Anas le dichiarazioni di alcuni interlocutori, sentiti dai pm, dei due soci accusati di corruzione e traffico di influenze. Ieri si è svolta l’udienza del Riesame, a cui hanno rinunciato sia Verdini Jr che Pileri, entrambi ai domiciliari, ma non le difese degli imprenditori indagati Angelo Ciccotto e Antonio Veneziano. Gli avvocati di Ciccotto, Antinucci e Castronuovo, avevano già prodotto documentazione per dimostrare che l’attività di consulenza pagata alla Inver di Verdini jr e di Pileri non sarebbe stata «fittizia» come sostenuto dai pm. Che non sarebbe cioè stata finalizzata solo ad ottenere «una corsia preferenziale» in Anas per aggiudicarsi gli appalti. Gli avvocati hanno anche evidenziato che le gare contestate dalla Procura come «pilotate», sarebbero state bandite in un periodo antecedente al rapporto con la Inver. Per l’accusa comunque i dirigenti dell’Anas indagati – Veneri, Cedrone e Petruzzelli – avrebbero dato la «marcata disponibilità ad assecondare le richieste» del gruppo Verdini – cioè fornire per i pm documenti riservati sulle gare – in cambio della promessa di una «conferma in una posizione lavorativa di prestigio». Pileri e Verdini avrebbero promesso ai dirigenti Anas raccomandazioni vantando rapporti come quelli con il direttore delle risorse umane di Anas Diego Giacchetti. Non indagato, Giacchetti ha spiegato ai pm di aver conosciuto Verdini e Pileri «nei primi giorni successivi al mio insediamento»: «Si presentarono come imprenditori-consulenti che lavoravano per imprese con appalti in Anas (…) Testualmente mi dissero che “avrebbero potuto agevolarci nel nostro insediamento”. Mi dissero che vi erano persone interne in Anas affidabili, professionali e perbene: fecero i nomi di Veneri, Petruzzelli, Cedrone e lo stesso vecchio ad Simonini». Agli atti anche le dichiarazioni di un ex socio della Inver da agosto 2021 a febbraio 2022, Francesco Rizzo, non indagato. È l’avvocato che in una delle intercettazioni avrebbe riferito a Verdini jr che l’ attività della Inver sarebbe stata «borderline». Ha spiegato ai pm di non ricordare quelle parole, né se l’espressione «borderline» fosse riferita «a condotte o a mere ipotesi (…)». Ma ha aggiunto: «Molte delle conversazioni con Pileri e Verdi jr a mio avviso erano inverosimili o esagerate, in considerazione (…) delle procedure e dei controlli di Anas». Certo «i clienti erano attratti dalla Inver» per la «rete di conoscenze» di Verdini jr.
Le Fiamme gialle annotano anche le rassicurazioni sulle raccomandazioni fornite da Pileri ai dirigenti. Come quelle al funzionario Cedrone, dal quale «un mese prima Pileri ha ottenuto una pennetta con documenti riservati» sulle gare: «Andiamo fino in fondo… forza».