“Non mi candido alle Europee”: il dietrofront a sorpresa di Michel

"Rimesso lo champagne in frigo". Perché ora Michel ha stancato l'Ue

Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha ritirato la sua candidatura al Parlamento europeo di giugno dopo le polemiche montate nelle settimane scorse. Ricordiamo che la decisione a sorpresa di Michel di correre alle prossime elezioni parlamentari europee, che avrebbe dovuto costringerlo a lasciare il suo incarico in seno all’Ue mesi prima della fine del mandato, aveva suscitato reazioni furiose da parte dei funzionari dell’Unione europea, dei diplomatici europei e del Parlamento. I critici avevano interpretato l’iniziale annuncio dello stesso Michel come un segnale del fatto che attribuisse più importanza al suo futuro politico che non al suo attuale ruolo di capo del Consiglio europeo.

La decisione di Michel

Michel ha così pubblicato un lungo post su Facebook nel quale ha spiegato di non candidarsi alle elezioni europee. “Accolgo con favore tutte le critiche politiche e le legittime argomentazioni. Naturalmente ogni situazione ha diversi punti di vista possibili. Ma gli attacchi personali stanno avendo sempre più la precedenza sulle argomentazioni fattuali. Credo che questo distorca il discorso democratico oggettivo“, ha sottolineato il presidente del Consiglio europeo.

Per tutti questi motivi, e per “mantenere il focus della mia missione“, ha proseguito, “non sarò candidato alle elezioni europee“. Michel ha spiegato di voler dedicare tutti gli sforzi alle sue attuali responsabilità “con ferma determinazione fino alla fine“. “Sarò sempre un fervente sostenitore di un’Europa democratica, forte, unita e padrona del proprio destino“, ha quindi concluso, aggiungendo che, al termine di questo mandato, rifletterà sulla natura e sulla direzione degli impegni futuri.

Le ragioni del ritiro

L’inversione a U di Michel, ha fatto notare il Financial Times, significa che l’ex primo ministro belga continuerà a presiedere i vertici dell’Ue, rappresenterà le opinioni dei 27 leader del blocco, e che non si dimetterà prima della fine del suo mandato a dicembre. Come del resto sarebbe stato costretto a fare, invece, se avesse ottenuto un seggio al Parlamento europeo.

La decisione, inaspettata, è arrivata sei giorni prima di un vertice cruciale dei leader dell’Ue in cui verrà deciso il futuro del sostegno finanziario del blocco all’Ucraina. Bruxelles è sottoposta a forti pressioni per trovare un accordo di compromesso. Ma, tornando a Michel, perché ha scelto di ritirarsi? Su Facebook lo ha scritto in maniera chiarissima: “La mia scelta ha suscitato un’intensa attenzione e speculazione da parte dei media. In parte lo avevo previsto, data la natura senza precedenti, qualcuno direbbe audace, del mio approccio. Ciò ha portato anche a reazioni estreme – non all’interno del Consiglio europeo ma al di fuori di esso – alla prospettiva di candidarmi alle elezioni europee, abbreviando il mio mandato e anticipando di qualche mese quello del mio successore“.

L’eventuale (sicura) elezione al parlamento europeo avrebbe comportato le dimissioni di Michel da presidente del Consiglio europeo e senza un accordo tra i 27 sulla sostituzione, che implica un accordo su tutte le nuove cariche istituzionali Ue entro pochi giorni dalla chiusura delle urne a giugno, avrebbe potuto risultare molto probabile il subentro automatico del premier ungherese Viktor Orban in quanto presidente di turno della Ue dal primo luglio (fino alla nomina del nuovo presidente del Consiglio europeo). Il problema è che l’Ungheria è sempre ai ferri corti con la Ue sul rispetto dello stato di diritto e di qui la valanga di critiche alla scelta di Michel, esplicitamente accusato di anteporre le proprie aspirazioni personali a nuovi incarichi futuri alle esigenze di stabilità dell’Unione europea.

Leave a comment

Your email address will not be published.