La difesa comune dell’Europa deve partire con un piano di spesa

La difesa comune dell'Europa deve partire con un piano di spesa

Il conflitto in Ucraina, le tensioni crescenti in Medioriente e altri scenari di crisi hanno reso evidente la necessità di un rinnovato impegno da parte di tutti gli stati dell’Ue per la costruzione di una vera difesa comune. Pensare di unire forze armate diverse sotto un’unica bandiera, con Stati che spesso hanno anche politiche estere diverse, resta un obiettivo non semplice e sicuramente di medio-lungo termine. In linea con quanto avviene già in ambito Nato, è possibile però rafforzare sin da subito la cooperazione in termini di esercitazioni congiunte, dottrine di impiego, procedure e soprattutto equipaggiamenti. Il tema delle risorse segue naturalmente a livello logico le riflessioni politiche sulla difesa comune. Oggi nell’Unione ogni Stato pensa a finanziarie le proprie forze armate con il suo bilancio. Perché non immaginare però sin da subito, come fatto con Next Generation Eu dopo il Covid, un grande piano europeo per sostenere le spese per la difesa? Si potrebbe immaginare che le risorse così erogate abbiano naturalmente delle precise regole di impiego. Un piano di emissioni nell’ordine dei 100-120 miliardi di euro, in un orizzonte temporale di 3-5 anni, non avrebbe impatti significativi sull’inflazione. La ripartizione delle risorse potrebbe avvenire tenendo conto dell’attuale impegno degli Stati al bilancio Ue risultando così «meritocratica», equa ed equilibrata. Come a livello politico si è pensato prima alla moneta unica e poi al rafforzamento

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