– Repubblica in un pezzo racconta la storia di Stellantis, dimenticandosi di ricordare che gli Elkann sono pure editori del quotidiano e dimostrando, visto il tono del pezzo, che le accuse di Meloni erano fondatissime. Secondo Rep, il fatto che lo Stato francese abbia un suo rappresentante in Cda non gli garantisce maggiore spirito francese (certo, come no). E poi si tratta di una “eredità di una storia più lunga” (che ci vuoi fare). E poi mica comanda Macron in Stellantis. Eccerto. Fatto sta che Roma nel board non c’è, Parigi sì. E questo, lo sanno pure i bambini, all’interno di un Cda conta. Conta eccome.
– Papa Francesco parla della Fiducia Supplicans e conferma il pastrocchio. “Queste benedizioni – dice – fuori di ogni contesto e forma di carattere liturgico, non esigono una perfezione morale per essere ricevute”. E comunque “quando spontaneamente si avvicina una coppia a chiederle, non si benedice l’unione, ma semplicemente le persone che insieme ne hanno fatto richiesta”. E allora, Santo Padre, che bisogno c’era di scrivere la Fiducia Supplicans? Come confermato da un frate che ben conosco, pure lui sconcertato dalla dichiarazione, la Chiesa ha sempre benedetto i singoli qualsiasi fosse la loro condizione. In realtà, con la Fiducia Supplicans sembra quasi si volesse aprire una breccia, pur senza cambiare il Magistero, e creare un po’ di confusione, come in effetti è accaduto: adesso chi vuol credere che la Chiesa approvi le coppie gay, è legittimato a farlo; chi invece rimane saldo nella Tradizione, si aggrapperà a queste traballanti precisazioni del Sant’Uffizio e del Papa. Pastrocchio totale.
– La Fnsi è il sindacato dei giornalisti cui mi fregio di non appartenere. E il motivo è presto spiegato. Oggi Alessandra Costante, segretario generale, prende la parti di Repubblica nella polemica con il presidente del Consiglio. Lecito, anche se quello dei Molinari Boys appare solo un frignare ostinato e un patetico sbrodolamento. Ciò che sorprende è che la sindacalista non abbia sprecato neppure una parola per biasimare Massimo Giannini quando definisce “latrati di cani” le opinioni liberamente espresse da colleghi di testate non progressiste: sembra quasi (ma magari sbagliamo noi) che per la Fnsi contino solo “la reputazione” e l’onore dei cronisti di sinistra. Mentre noi sporchi puzzoni possiamo essere definiti indiscriminatamente “cani”.
– I giornali lamentano il fatto che Meloni non conceda molte conferenza stampa. Mario Draghi era solito decidere pure a quali domande rispondere e a quali no, ma non mi pare che Molinari&co. si siano mai stracciati le vesti.
– Lunga intervista al direttore di un giornale polacco che accusa l’ex presidente, alleato di Meloni, di aver sabotato l’informazione e “trasformato i media pubblici in strumenti di propaganda” silurando i vecchi dirigenti e mettendone di nuovi. Guai a ricordare che l’europeista Donald Tusk, appena insediato, ha fatto esattamente la stessa identica cosa solo a ideologia inversa. E nessuno s’è scandalizzato.
– L’ereditiera austriaca, Marlene Engelhorn, al Forum di Davos ha comunicato di aver avviato l’iter per dare in donazione 25 milioni di euro, in teoria il 90% del patrimonio che le dovrebbe aver lasciato la defunta nonnina. La giovane ricca progressista ritiene che i soldi ricevuti senza il sudore della fronte dai parenti debbano essere restituiti in qualche modo alla comunità. E per questo fa il tifo per le tasse e vorrebbe re-introdurre quella di successione. Ora, lei è libera di fare ciò che vuole con i suoi soldi. Ma, come disse una volta Renzi, “ci lasciate almeno morire gratis?”. I soldi che finiscono nell’eredità sono fondi che babbo e mamma hanno guadagnato con fatica, su cui hanno pagato le tasse sul reddito e quelle sui consumi. Perché lo Stato dovrebbe prendersene una parte quando il congiunto crepa?
– E poi, mia cara Engelhorn: è facile chiedere la tassa di successione se, pur rinunciando al 90% dell’eredità, ti restano 3 milioni di euro che gran parte dei lavoratori non mette insieme neppure in tre vite.
– Tutto questa can can sulla corte dell’Aia che processa Israele per genocidio e poi i giudici se ne escono con un provvedimento pilatesco che non cambierà di una virgola la situazione sul campo a Gaza. Il processo per il presunto genocidio durerà anni, sempre che si arrivi da qualche parte. E comunque la Corte non ha imposto alcun cessate il fuoco, solo chiesto a Tel Aviv di prendere misure per proteggere i civili. Cosa che, detto come va detto, ormai vanno ripetendo tutti. Per Pretoria un mezzo buco nell’acqua.
– Il caso di Anna Maria Bigon, come abbiamo detto ieri, dimostra che il Pd adesso ha un enorme problema. Anzi due: un problema di democrazia, visto che esprimere le proprie convinzioni significa esporsi a rappresaglie; ma anche un problema politico. I dem infatti sono l’espressione di due mondi, gli ex comunisti e gli ex democristiani, e sui temi etici hanno sempre praticato libertà di coscienza per quieto vivere. Ecco perché adesso Delrio è infuriato come una biscia, Guerini rumoreggia e tanti altri mugugnano. Per ricucire Elly dovrà intervenire sul segretario provinciale veneto e costringerlo a reintegrare Bigon, altrimenti si sarà fatta un sacco di nemici che, se alle Europee dovesse andare male, di certo non le lanceranno un salvagente.
– Il ministero della Difesa sta lavorando all’introduzione dei riservisti: dovrebbe essere un contingente di 10mila persone, formato da ex militari su base volontaria, in grado di intervenire a supporto dell’Esercito regolare (non al fronte) in “casi gravissimi”. Cioè di guerra. Ma guerra vera. Questo contingente esiste già in Gran Bretagna, in Israele e in altri Stati. Da noi sarebbe una novità. Ma simboleggia un punto di non ritorno: dopo tanti anni di Pace, il mondo sta conoscendo un periodo di crisi seria. Dove il conflitto su scala globale non è più considerato una folle idiozia. Ma una triste possibilità.