Fine carriera per la dem che ha bloccato il fine vita

Nel Pd in prima linea per i diritti, non c'è più il diritto di dirsi cattolici

Fatta fuori dal Pd per aver votato contro la «legge Zaia» sul fine vita in Regione Veneto. Contro, dunque, l’indicazione del Pd con cui è stata eletta. Dopo pochi giorni è arrivato il provvedimento punitivo per la consigliera Anna Maria Bigon (nel tondo), determinante con la sua astensione per la bocciatura della «legge Zaia« sul fine vita: destituita dall’incarico di vicesegretario provinciale dei dem di Verona. La Bigon, avvocato, ex sindaco per dieci anni, si era astenuta per ragioni di coscienza («come previsto dallo statuto del partito», ha specificato), senza uscire dall’aula per abbassare il quorum come chiesto dal Pd. Formalmente la decisione di farla fuori arriva dalla segreteria provinciale del partito. «Me ne assumo l’intera responsabilità» dice Franco Bonfante, responsabile provinciale del Pd di Verona, «la scelta è mia. Non si poteva far finta di nulla». Dal Nazareno si affrettano ad accreditare l’idea che l’epurazione non sia stata chiesta dai vertici nazionali. Per questo a ruota esce una nota congiunta firmata dal segretario regionale del Veneto Andrea Martella e dal responsabile nazionale dell’Organizzazione del Pd, Igor Taruffi (fedelissimo della Schlein), in cui si spiega che la revoca «non è frutto di decisioni nazionali e regionali, ma compiuta da Bonfante in totale autonomia». Ma tutti ricordano le parole della segretaria Elly Schlein, contro la Bigon, il giorno della bocciatura della legge sul fine vita: «È una ferita che ci sia stato un voto anche del Pd. Se il gruppo vota a favore e ti chiede di uscire dall’aula, è giusto uscire dall’aula». Parole che annunciavano chiaramente una punizione per la consigliera dissidente. E che infatti avevano subito messo in allarme l’ala cattolica del Pd. L’ex ministro Graziano Delrio si è detto pronto ad auto-sospendersi in caso di provvedimenti, raccogliendo la solidarietà di molti nella chat dei parlamentari dem. A cose fatte, Delrio parla di «un brutto segnale». Il deputato Lorenzo Guerini avverte che «la disciplina di partito, sui temi eticamente sensibili, non può sovrastare la libertà di coscienza». Anche Debora Serracchiani non condivide l’epurazione. Il senatore Iv, ex Pd, Enrico Borghi ha consigli per gli «amici riformisti» del Pd: «Attenti perché nella Storia dopo le purghe arrivano le epurazioni». A Verona intanto si preannuncia uno scontro il prossimo 5 febbraio nella Direzione convocata sul caso fine vita. I cattolici dem Stefano Lepri e Silvia Costa parlano già di «Direzione processo»: «Assicuriamo il pieno sostegno politico ad Anna Maria Bigon».

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