Chiara Ferragni ha commentato con vibrante entusiasmo il nuovo ddl beneficenza che, nel gergo comune, porta il suo nome. Non ha perso tempo a dirsi “lieta che il governo abbia voluto velocemente riempire un vuoto legislativo“, ostentando una certa sicurezza ma, soprattutto, provando a perseguire ancora, implicitamente, la tesi dell’errore di comunicazione, della leggerezza. Da parte della procura di Milano, però, la ricostruzione dei fatti al momento appare molto diversa, tanto che si ipotizza quasi un “sistema” che coinvolge diverse aziende per “un unico disegno criminoso“.
L’intervento di Ferragni, soprattutto i toni usati dall’influencer, non sono piaciuti al Codacons, che definisce “aberranti” le dichiarazioni della moglie di Fedez perché, secondo l’associazione dei consumatori, dimostrano “come l’influencer non abbia minimamente compreso la gravità delle sue azioni“. Va sottolineato che è improbabile che Ferragni abbia deciso in autonomia di rilasciare quelle dichiarazioni, considerando che ha assoldato un team di legali e di esperti di comunicazione per tirarla fuori dalla melma mediatica. La strategia d’altronde, è chiara: far finta che nulla sia successo in modo tale che i follower (base economica di Ferragni) si convincano che nulla sia successo. E se vengono fuori elementi compromettenti, giocare la carta dell’ingenuità. La convinzione che questo possa funzionare sembra insistere sulla speranza che i social di Ferragni siano un sistema chiuso, impermeabile dall’esterno, in cui l’unica voce da ascoltare è quella dell’influencer.
Ma il Codacons non ci sta e al comunicato di Ferragni replica per le rime, sostenendo che l’influencer ora “farebbe meglio a tacere e a chiedere scusa agli italiani“. Questo perché ridurre quanto accaduto a un semplice “errore di comunicazione”, come l’ha definito lei, nonostante ci sia una sanzione milionaria dell’Antitrust e un’indagine di diverse procure, compresa l’iscrizione nel registro degli indagati per truffa, secondo l’associazione dei consumatori “è semplicemente vergognoso, e dimostra come l’influencer non abbia compreso il significato di truffa aggravata“.
L’atteggiamento dell’influencer, ribadisce il Codacons dimostra come lei “sia convinta che tutto possa essere ricondotto ad un leggero e insignificante errore“. O, quanto meno, dimostra come lei sia convinta di poter far trasparire questo messaggio all’esterno. Ma davanti all’atteggiamento assunto dall’influencer, conclude il Codacons, “dovremmo chiedere misure cautelari a suo carico come l’inibizione di qualsiasi attività commerciale e il sequestro dei suoi social per evitare che compia altri illeciti“.