«I cittadini sono i giudici dei magistrati, a cui viene chiesta non solo l’applicazione della legge ma anche rigore, autonomia, efficienza e indipendenza, in aula ma anche nel privato». Eccolo, il «modello» di toga a cui si ispira il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli per riformare la giustizia adesso che – «soprattutto per il grande impegno dei magistrati anche in situazioni di evidenti difficoltà», sottolinea il numero uno dell’Anm Giuseppe Santalucia – le statistiche ci dicono che i processi si stanno velocizzando.
All’inaugurazione dell’anno giudiziario 2024 della Corte di Cassazione («il solito stanco, ripetitivo, autoreferenziale rito» secondo Enrico Costa di Azione) Pinelli non vede altro modo per restituire ai cittadini la fiducia nel sistema giustizia diverso da una prudenza nei comportamenti che «incidono sul riconoscimento sociale di tutti», su cui il Csm vigilerà. Un messaggio indiretto ai magistrati che in questi mesi si sono esposti sui social o in pubblico con comportamenti discutibili che hanno offuscato i loro verdetti, dal giudice Iolanda Apostolico a Marcello Degni della Corte dei Conti.
Mentre la prima presidente della Corte di Cassazione Margherita Cassano rilancia l’allarme sui femminicidi che spesso sono «il tragico epilogo di reati spia come violenze e maltrattamenti in famiglia o stalking», il ministro della Giustizia Carlo Nordio sottolinea i benefici dei processi più veloci, che non solo accontentano l’Europa ma «ci consentono di recuperare buona parte di quel 2% di Pil la cui perdita è intollerabilmente gravosa per la nostra economia», afferma il Guardasigilli davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella mentre sottolinea sia la necessità di «consolidare questa inversione di tendenza», sia di salvaguardare «la puntuale attuazione del Pnrr» sia di superare l’ottica carcero-centrica puntando maggiormente «sulle varie forme di mediazione, in ambito civile, e sulla giustizia riparativa, in ambito penale», creando ai detenuti occasioni di lavoro che attuino «la funzione rieducativa della pena» e scongiurino i drammi del sovraffollamento.
E se da un lato il presidente del Consiglio nazionale forense, Francesco Greco invoca «una separazione delle carriere tra magistratura giudicante e requirente non più differibile nel rispetto dell’articolo 111 della Costituzione sul giusto processo», il Procuratore generale della Cassazione Luigi Salvato suggerisce i benefici che potranno derivare dalla «giustizia predittiva, affidata all’intelligenza artificiale», di cui occorre sfruttarne le potenzialità senza negarla aprioristicamente mentre invece condanna senza appello «i verdetti in tempo reale della smisurata giuria pubblica dei social», che distruggono «le basi dello Stato di diritto attraverso grotteschi simulacri di processi governati da emotività».
Gli avvocati osservano con un po’ di preoccupazione lo scenario. Se è vero che la riforma Nordio incardinata in Parlamento ripristina la prescrizione sostanziale, cancella l’abuso di ufficio, ridisegna il traffico di influenze e pone correttivi sulla pubblicabilità delle ordinanze e degli avvisi di garanzia («Interventi frammentari che non aiutano», lamenta l’Anm), è altrettanto vero che alla stretta sulle intercettazioni (compresa la barbara pratica di spiare legale e assistito) si contrappone un «abnorme e irragionevole allargamento del suo utilizzo» ai reati legati alla criminalità organizzata», con l’Unione delle Camere Penali che chiede una riforma più organica e proclama tre giorni di agitazione dal 7 al 9 febbraio.