Radici e futuro, un ossimoro che è la storia di Forza Italia. Trent’anni che vanno dalla discesa in campo di Silvio Berlusconi a questo compleanno senza di lui, al fianco del nuovo leader Antonio Tajani, che dice: «Suo erede non sono io, siamo tutti noi che facciamo vivere il suo sogno insieme, in questo partito».
Domani la festa, dalle 16 nel Salone delle fontane dell’Eur, non sarà nostalgica celebrazione del passato ma riaffermazione della vitalità oggi di Fi, al di là delle previsioni di tanti corvi. «1994-2024 Le radici del futuro», l’hanno intitolata e l’aprirà come la chiuderà Tajani, tra i fondatori del partito, l’uomo che non ha voluto essere presidente come il Cavaliere, ma «solo» segretario degli azzurri. «Il merito di Berlusconi – spiega il vicepremier e ministro degli Esteri- è stato quello di costruire una forza politica che guarda al futuro. Dicevano che ci saremmo sciolti ma godiamo ottima salute».
Parlerà per primo Gianni Letta, il grande e sottile consigliere del leader, la voce narrante di un’avventura politica che ha cambiato la storia della nazione e lui ha contribuito a caratterizzare nel rispetto delle istituzioni. «L’Italia è il Paese che amo», esordiva Berlusconi nel videomessaggio che inaugurava un modo nuovo di fare comunicazione politica e sarà riproposto domani. Oggi che Fi è tornata al governo, nel centrodestra guidato dalla premier Giorgia Meloni, rappresenta l’unica componente moderata e rivendica la sua identità per non venire schiacciata dalle destre. «Fagocitati da FdI? C’è una bella differenza tra noi e loro – sottolinea Tajani-, noi siamo nel Ppe, una forza liberale che crede nelle privatizzazioni, nell’Europa, nell’atlantismo. Loro sono con i conservatori». E sulla candidatura dei leader alle Europee il segretario azzurro ribadisce di avere molti dubbi. «Berlusconi si sarebbe messo capolista, ne aveva già parlato. Quanto a me, dovremo valutare con gli alleati se le candidature del presidente e del vice presidente del Consiglio possano distoglierci dai nostri impegni nel governo».
I Berlusconi, che mantengono l’appoggio al partito ma sono defilati, non parteciperanno alla kermesse. D’altronde non l’hanno fatto neppure prima. Dicono che siano impegnati nella creazione di una nuova fondazione dedicata a Silvio. Neppure è confermata la presenza di Marta Fascina, ex compagna di Berlusconi e deputata azzurra che nel partito ha mantenuto un ruolo marginale. Ci saranno piuttosto testimonial di questo trentennio fatto di glorie e declini, di inaspettate risalite, di continui restart, sempre uguali, sempre diversi: Bruno Vespa, che nel 2001 vide il Cav firmare a Porta a porta il suo «Contratto con gli italiani», Paolo Del Debbio, Iva Zanicchi, l’ambasciatore Umberto Vattani, il politologo Giovanni Orsina, l’ex presidente di Confindustria Antonio D’Amato, Stefania Craxi, Rita Dalla Chiesa, da poco in Fi ma subito ai vertici, Massimo Baldini, presidente dell’associazione degli ex parlamentari azzurri e padre Matteo Tagliaferri, fondatore della «Comunità in Dialogo» di Trivigliano, che Tajani ha sempre supportato. Nella convention azzurra saranno ricordati due personaggi scomparsi di recente: Niccolò Ghedini, storico avvocato del Cav e Alessio Gorla, uno dei registi del trionfo elettorale del ’94, poi dirigente di Mediaset e Rai.