Messaggio a Fdi: la Lega si smarca su Ucraina e Trump. Poi la retromarcia

Messaggio a Fdi: la Lega si smarca su Ucraina e Trump. Poi la retromarcia

Un tweet di congratulazioni per Trump. Poi un ordine del giorno pacifista che sposa la linea della diplomazia nella guerra fra Mosca e Kiev. Per mezza giornata, al Senato, la Lega torna di lotta e si dimentica di essere anche di governo. Anzi, a dirla tutta sembra di rivedere all’orizzonte il vecchio asse giallo-verde. Il governo fibrilla, I 5 Stelle applaudono, nel pomeriggio la controvirata riporta le lancette al presente. L’ordine viene annacquato e diventa innocuo, mentre esplodono le polemiche perché un deputato della Lega promuove un convegno in cui si propone una restrizione della legge 194 sull’aborto. Poi, fra discussioni e stoccate, anche su questo fronte arriva la precisazione: «Non è la posizione del partito». E però l’avvertimento resta ed è facile immaginare che la guerriglia, un colpo all’acceleratore e uno al freno, resterà una costante fino alle Europee.

«Congratulazioni», twitta Salvini, esultando per il successo sovranista in New Hampshire. È l’inizio di una giornata in crescendo, su posizioni sempre più imbarazzanti per la maggioranza. E per la premier che tiene la barra dritta sull’Ucraina.

La svolta arriva quando il capogruppo Massimiliano Romeo presenta a sorpresa un ordine del giorno che fa a pugni col decreto presentato dal ministro Guido Crosetto per prorogare «l’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari» a favore dell’Ucraina. La maggioranza se l’è giocata in queste settimane sulle sfumature, sui distinguo e su qualche avverbio, ma Romeo spariglia. «I 23 mesi di conflitto hanno chiarito che nessuna delle due parti ha la possibilità di ottenere una vittoria militare decisiva sull’altra». Insomma, lo sforzo bellico a questo punto diventa inutile, anche se la Lega non esplicita questa posizione, ma il testo insiste sulla necessità di «farsi carico di una concreta e tempestiva iniziativa volta a sviluppare un percorso diplomatico, al fine di perseguire una rapida soluzione del conflitto». E poi Romeo sottolinea il fattore Trump: l’ex presidente, che ha appena ricevuto i complimenti di Salvini, spingerà, se eletto, per un disimpegno in Europa.

I 5 Stelle accolgono con entusiasmo il documento e qualcuno si stropiccia gli occhi: c’ è aria di Conte uno. «Bene che la Lega si sia svegliata – afferma il capogruppo al Senato dei 5 Stelle Stefano Patuanelli – venendo sulle nostre posizioni riguardo all’urgenza di iniziative negoziali». La sortita della Lega scompagina gli equilibri e rompe l’unita della maggioranza sui sacri temi della politica estera. Le truppe di Conte annunciano voto favorevole.

Ma questa è solo la prima parte della storia. La corda si tira, ma non si spezza: nel pomeriggio il testo viene riformulato e diluito, la Lega recupera la memoria, Salvini è pur sempre il vicepremier e non uno dei leader dell’opposizione.

L’odg diventa una formalità e passa con 110 voti favorevoli, zero contrari, sette astenuti. I 5 Stelle non partecipano. «La Lega – afferma Romeo – rispedisce al mittente l’ipotesi che si voglia sfilare dall’impegno a favore dell’Ucraina». «L’odg – ironizza Enrico Borghi di Italia viva – sembrava scritto in cirillico. La premessa era lo stop all’invio di armi in Ucraina, poi il documento è stato ritirato e qualcuno dovrebbe spiegare che cosa è accaduto».

Si vedrà, ma intanto si accende un altro focolaio. In una saletta di Montecitorio si svolge un convegno in cui si chiede una revisione restrittiva della legge 194 e si discute sulla liceità dell’interruzione di gravidanza dopo uno stupro. La sala è stata prenotata dal deputato leghista Simone Billi, eletto nella circoscrizione estera e peraltro assente. Scoppia il pandemonio, poi Billi detta la correzione: «Non è la linea del partito».

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