L’auto elettrica è un calvario. Lo dice pure Bruxelles

L'auto elettrica è un calvario. Lo dice pure Bruxelles

Anche la Corte dei conti Ue, meglio tardi che mai, si accorge delle non poche difficoltà crescenti nel processo di diffusione delle auto elettriche. «Una strada da percorrere stretta con notevoli difficoltà e più facile a dirsi che a farsi», mette in guardia l’istituzione incaricata del controllo delle finanze Ue. La relazione diffusa ieri evidenzia come solo i veicoli elettrici, passati da un mezzo ogni 100 nuove immatricolazioni nel 2018 a quasi 1 su 7 nel 2022, hanno trainato la riduzione della media delle emissioni di CO2 reali degli ultimi anni, restando però più costosi di quelli tradizionali. Il surplus generato dall’elettrificazione, come ha ricordato tra l’altro l’ad di Stellantis, Carlos Tavares, è intorno al 40%.

Numerosi, ma anche noti da tempo, i nodi da sciogliere secondo la Corte dei conti, a partire dall’accesso alle materie prime per costruire un numero sufficiente di batterie, aspetto tra l’altro già portato all’attenzione alcuni mesi fa. Direttamente collegato a questo punto, c’è il ruolo della Cina che mantiene una posizione importante nelle batterie e nella lavorazione delle materie prime necessarie a produrle. E anche qui, nei giorni scorsi, Tavares ha lanciato l’ennesimo allarme: «L’Europa lascia il mercato aperto ai cinesi, quindi dobbiamo affrontare la loro concorrenza che ha un vantaggio competitivo del 30% rispetto ai costruttori occidentali». Il problema delle colonnine di ricarica, ora, a proposito del quale si riscontrano enormi differenze da Paese a Paese: il 70% si trova in Francia, Germania e Paesi Bassi. Infine, sottolineano i magistrati contabili, l’accessibilità al veicolo elettrico è «fondamentale». Particolare, questo, confermato dalla dipendenza dell’auto a batteria dagli incentivi. In Germania, per esempio, una volta tolti gli ecobonus la «scossa» è subito venuta meno. Da qui, la deduzione della Corte dei conti che i consumatori «potrebbero preferire di mantenere più a lungo i loro vecchi veicoli inquinanti». L’invito alle autorità preposte, a questo punto, è quello di «cambiare marcia». Una risposta, visti i tempi, che arriverà solo dopo le elezioni Ue di giugno.

«La Corte dei conti Ue – commenta Andrea Taschini, manager automotive – ha ragione a evidenziare, ancora una volta, il fatto che la Commissione abbia imposto l’auto elettrica senza prima valutare gli ostacoli insormontabili determinati da un così grande cambiamento strutturale del mercato. Sbaglia, invece, ad attribuire all’auto elettrica vantaggi ecologici: si dimentica, infatti, del grande impatto ambientale dell’estrazione dei metalli necessari per le batterie e dell’enorme quantità di energia, prodotta in Cina con il carbone, indispensabile per la loro fabbricazione».

E gli aspetti occupazionali? Una nuova pesante tegola sta per cadere sul governo tedesco. Zf, il terzo più grande fornitore di componenti per auto al mondo, ha in programma la chiusura di due fabbriche nel Paese con il conseguente taglio di 12mila persone.

L’azienda parla di strategia di adattamento alla nuova situazione del settore, che porta a spostare ricerca, sviluppo e produzione in Paesi con costi inferiori, tra Est Europa, Cina e India.

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