“La Pifferi è imbeccata”. Bufera su periti e legale

"La Pifferi è imbeccata". Bufera su periti e legale

Un «atteggiamento ideologico» volto a scardinare «goccia a goccia» il sistema delle vittime della giustizia. Non solo quindi per favorire, con una vera e propria «consulenza difensiva» mascherata da assistenza psicologica, Alessia Pifferi, in carcere per l’omicidio della figlioletta di nemmeno due anni. Ma almeno quattro detenute accusate di reati gravissimi: tra loro anche Laura Finetti, all’ergastolo per l’omicidio del marito e in attesa del giudizio d’appello e Patrizia Coluzzi, che uccise Edith, la figlioletta di 2 anni a Cisliano, nel milanese.

La tesi della procura di Milano, che ieri ha effettuato perquisizioni con l’ipotesi di favoreggiamento e falso a casa e negli studi di due storiche professioniste, di 43 e 59 anni, che lavorano anche a San Vittore, ha scatenato un vero e proprio terremoto negli ambienti giudiziari e anche quelli che ruotano intorno al carcere. Tra le tre indagate c’è infatti anche il difensore della Pifferi, l’avvocata Alessia Pontenani. Una situazione singolare, al punto che l’Ordine degli avvocati di Milano e la Camera penale hanno diffuso una nota infuocata in difesa della collega. «Si ha la sensazione che sia un implicito invito (da parte della procura alla legale, ndr) a fare un passo indietro» nella difesa, scrivono gli avvocati. Il pm Francesco De Tommasi, che ha firmato il decreto di perquisizione in casa e negli studi delle due professioniste, è lo stesso che rappresenta l’accusa nel processo in corso davanti alla corte d’Assise a carico della 38enne, che rischia l’ergastolo dopo che nel luglio 2022 ha abbandonato per cinque giorni la sua bimba di 18 mesi, morta infine di stenti in un appartamento a Ponte Lambro, periferia di Milano. In queste settimane è in corso una perizia psichiatrica sulla Pifferi, affidata dalla corte d’Assise di Milano all’esperto Elvezio Pirfo (lo stesso che aveva seguito Annamaria Franzoni). Perizia che sarà depositata entro la fine di febbraio. Ipotizza il pm che le due psicologhe, difese dall’avvocato Mirko Mazzali, somministrandole alcuni test, avrebbero «attestato falsamente, in apposita relazione, che la Pifferi aveva un quoziente intellettivo pari a 40, quindi un deficit grave». Sotto accusa anche due incontri avuti dalle psicologhe con Pifferi, in particolare l’ultimo del 2 gennaio scorso, in cui in un clima da «chiacchierata tra amiche», con «scambi di baci e risate» la professionista 59enne avrebbe suggerito alla detenuta le parole da dire in difesa sua e della collega in caso di indagine della procura. Agli atti dell’indagine sarebbero presenti le presunte «prove» dell’atteggiamento ideologico delle psicologhe, tenuto appunto anche con altre detenute. Ad esempio un dialogo tra una delle due e la detenuta Finetti in cui la prima avrebbe polemizzato con Salvini in relazione al caso di Giulia Cecchettin, la giovane vittima di femminicidio. Agli atti ci sarebbe, poi, pure una telefonata tra la psicologa e l’avvocata Pontenani: «Ce l’abbiamo fatta», si sarebbero dette le due professioniste dopo la somministrazione del test psicodiagnostico di Wais da parte di un’altra psicologa al lavoro per la perizia psichiatrica super partes. Da tutte le intercettazioni riportate agli atti, infine, sarebbe emerso sempre l’atteggiamento lucido della Pifferi, che sarebbe stata sempre capace di effettuare ragionamenti e sarebbe stata definita «tranquilla» dalle psicologhe al punto che si era deciso di ospitare nella sua cella un’altra detenuta. Nel corso delle perquisizioni, si è saputo, sono stati trovati molti farmaci e 10mila euro in contanti e ora, dunque, gli inquirenti vogliono appurare la provenienza di quei medicinali e se venissero o meno venduti.

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