Nelle sorti alterne della guerra in Ucraina, Belgorod torna puntualmente a essere area attenzionata. Nelle ultime ventiquattro ore ancor di più, per via dello schianto dell’Ilyushin Il-76 nel distretto di Korochansky che trasportava 65 militari delle forze armate ucraine. Sul luogo dell’incidente sono state rinvenute le scatole nere del velivolo, in buone condizioni, secondo quanto riferito da Ria Novosti, citando un portavoce dei servizi di emergenza. I registratori sono poi stati consegnati agli investigatori, per cercare di approfondire le dinamiche dell’incidente.
L’apertura dell’indagine sullo schianto di Belgorod
A solo un giorno di distanza dall’accaduto la vicenda ha già assunto i toni del giallo, nel caos delle verità sovrapposte che connatura il conflitto in Ucraina fin dall’inizio. Ed è infatti notizia di questa mattina l’annuncio dei servizi speciali ucraini dell’apertura di un’indagine sull’incidente avvenuto ieri. “L’indagine è aperta ai sensi dell’articolo 438 del codice penale ucraino (violazione delle leggi e delle consuetudini di guerra)”, ha affermato la Sbu, dopo che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha accusato Mosca di “giocare” con la vita dei prigionieri ucraini. Ma anche nella Duma russa, il timore che l’episodio possa mettere in pericolo i prigionieri russi in Ucraina inizia a serpeggiare: “Non possiamo abbandonare i nostri ragazzi. Pertanto, parleremo anche con il diavolo, lavoreremo anche con gli impuri, ma dobbiamo far uscire i nostri ragazzi. Non abbiamo altra scelta, parleremo“.
A tuonare in questo modo, il presidente della Commissione difesa della Duma Andrei Kartapolov dopo l’abbattimento: “riportare a casa i ragazzi” inzia ad essere il parametro con il quale la politica nazionale inizia a valutare le scelte del Cremlino, la cui conduzione della guerra è da tempo motivo di scricchiolii nel partito dei militari, alla Duma e nella stessa cerchia di Putin. La guerra è in corso da due anni, i soldati non fanno ancora ritorno a casa e la prova che non si trattasse di una missione lampo è semprè più sotto gli occhi di tutti, famiglie comprese.
La nuova pista secondo Kiev: alti dirigenti russi a bordo
A bordo dell’Il-76, precipitato ieri nella regione di Belgorod, avrebbero dovuto trovarsi diversi dirigenti politico-militari russi, ma l’ordine arrivato all’ultimo dall’Fsb, ha fatto sì che rimanessero a terra. Questa la tesi del portavoce dell’agenzia di intelligence militare ucraina Andrii Yusov, in un commento a Radio Liberty. “A bordo avrebbero dovuto esserci davvero diversi ufficiali della rappresentanza politico-militare dello Stato aggressore. I loro nomi sono noti e saranno rivelati nell’ambito dell’indagine internazionale“, ha dichiarato Yusov, precisando che dopo l’incidente solo cinque corpi sono stati portati all’obitorio locale. Sempre secondo Yusov, l’Fsb e l’esercito non hanno consentito agli uomini del ministero russo per le Situazioni di emergenza, arrivati sulla scena dell’incidente, di effettuare, come da protocollo, un’ispezione del sito. Il portavoce ha infine sottolineato che il video del luogo dell’incidente non mostra i resti di corpi umani, mentre Mosca ha sostenuto che a bordo dell’aereo c’erano 65 prigionieri di guerra ucraini.
Perchè Belgorod è un precedente rischioso per Mosca
Dal canto proprio, Mosca non ha intenzione di derubricare il caso a episodio “comune” all’interno del conflitto: in gioco, infatti, ci sono anche i propri soldati. Il Cremlino, infatti, continua a sostenere che l’abbattimento sia da considerarsi un “atto mostruoso” da parte di Kiev. Reticente anche l’irreprensibile Peskov che ha più volte rifiutato di riferire come l’episodio potrebbe influenzare lo scambio di prigionieri di guerra tra Russia e Ucraina. Commentando le osservazioni di Zelensky riguardo la necessità di un’inchiesta internazionale sull’incidente, Peskov ha aggiunto che il Cremlino concorderebbe come l’idea di un’indagine sopra le parti, ma a condizione che l’abbattimento venga trattato, a prescindere, come un crimine delle autorità ucraine. Il che non è il miglior punto di partenza per un’indagine imparziale.
Dall’inizio della guerra gli scambi di prigionieri sono stati frequenti, per un totale di 49. L’Ucraina ha garantito il ritorno di 2.800 dei suoi militari. Lo scambio più importante è avvenuto all’inizio di questo anno, quando l’Ucraina ha liberato 248 prigionieri di guerra russi e la Russia 230 ucraini, grazie a un accordo mediato dagli Emirati Arabi Uniti. In Russia sono detenuti ancora più di 8mila ucraini, fra civili e militari, secondo i dati di Kiev. Rappresentanti dei due Paesi si incontrano regolarmente per discutere dello scambio di prigionieri, della restituzione delle salme dei militari e anche del ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia. La maggior parte dei contatti avviene quasi sempre direttamente fra rappresentanti dei due Paesi che si incontrano al confine oppure in quel di Istanbul. Quando tutto questo non è possibile, le trattative vengono condotte via telefono.
La confusa comunicazione di Kiev sull’incidente di Belgorod
Le ipotesi più disparate montano anche a Kiev, che ora sembra concentrarsi su una ricostruzione ben precisa dei fatti. Fin da ieri, infatti, quando il governatore dell’oblast russo di Belgorod aveva confermato la caduta del velivolo, fonti dell’esercito ucraino citate da Ukrainska Pravda hanno confermato di aver abbattuto l’aereo, sostenendo che trasportava missili antiaerei S-300. Un’ipotesi che poi era stata smentita da altre fonti. Un elemento che mostra come anche in quel di Kiev regni una totale confusione non solo nella catena di comando, ma perfino nella conduzione della comunicazione del conflitto stesso. Un elemento che era venuto alla luce in occasione dell’emergere di una galassia di milizie anti-Putin che dentro e fuori l’Ucraina, guardacaso con epicentro sempre Belgorod, avevano “dichiarato guerra” al nemico russo.
Secondo un’analisi dell’Institute for Study of War Mosca starebbe approfittando della vicenda per tentare di fiaccare il sostegno militare occidentale all’Ucraina e seminare malcontento al suo interno. I funzionari russi, infatti, insisterebbero sulla tesi secondo cui l’Ucraina avrebbe abbattuto l’aereo da trasporto con sistemi missilistici forniti dagli Stati Uniti o dalla Germania. Questo per seminare il dubbio sull’uso “leale” e corretto delle dotazioni occidentali a Kiev. L’episodio, infatti, è accaduto in occasione di una strana coincidenza temporale, ovvero poche ore dall’annuncio da parte del Pentagono dell’imminente arrivo degli F-16 all’Ucraina, che potrebbero mutare rapidamente le sorti del conflitto.
Il think tank americano, inoltre, ha messo in evidenza le parole usate da Kartapolov, che ha chiesto che gli scambi di prigionieri di guerra – una questione delicata in Ucraina – vengano sospesi a tempo indeterminato, mentre il vice presidente del Consiglio di Sicurezza russo, Dmitry Medvedev ha attribuito lo schianto dell’aereo a “lotte politiche interne” a Kiev. Inoltre il ministro degli Esteri russo Lavrov, ha chiesto una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite imemdiata. Tutte accuse che non avrebbero altro scopo che quello di seminare malcontento in Ucraina e aumentare la sfiducia nei confronti di Zelensky, il che è coerente con molti altri sforzi della propaganda russa volti a indebolire l’immagine di Kiev.