Dichiararsi antifascisti a ogni piè sospinto sembra essere diventata una moda tra gli esponenti della gauche caviar, che continuano a vivere in una sorta di limbo nostalgico del Dopoguerra. L’Italia è antifascista, permane ancora una componente residuale, molto piccola, di melanconici in camicia nera eppure il dibattito continua. Ogni esponente della destra, o del centrodestra, in generale ogni persona che in base al loro insindacabile giudizio non sia pronto ad alzare il pugno sinistro al cielo ha l’obbligo di dichiararsi antifascista. Ne parlano sui giornali e ne parlano in tv, soprattutto ne parlano tra di loro sentendosi bravi e intellettualmente superiori, fin quando arriva qualcuno che li riporta alla realtà. L’ultimo è stato Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale, che ospite di Bianca Berlinguer a È sempre Cartabianca ha mandato in tilt la conduttrice con una semplice domanda.
“Siccome c’è una risoluzione della Commissione europea, che equipara il nazifascismo al comunismo, io chiedo ufficialmente a Bianca Berlinguer e a Gad Lerner se si dichiarano anticomunisti“, ha detto Sallusti in collegamento, portando evidente scompiglio nella trasmissione. Il giornalista de Il Fatto Quotidiano non ha avuto esitazioni a non dissociarsi dal comunismo: “Io no“. Categorico e fermo nella sua affermazione, Lerner ha tolto subito le castagne dal fuoco per se stesso, dimostrando che in Italia si può essere fieramente e dichiaratamente rossi, nonostante le carneficine compiute in nome del comunismo, senza che nessuno faccia un plissé. Berlinguer, invece, ha avuto una reazione stizzita, evidentemente colta in contropiede dalla domanda del direttore Sallusti.
“A parte che io sono la conduttrice. Dopo di che, l’anticomunismo… Io dico che i comunisti italiani… Vabbè ma lui fa sempre domande sgradevoli“, ha esordito Berlinguer, definendo sgradevole una domanda che verrebbe a naturale a chiunque non sia ideologicamente schierato a fronte della risoluzione del 2019 e dell’imposizione a chiunque di dichiararsi antifascisti. “Lui deve tirare in ballo sempre la mia storia personale ma io non mi sottraggo, caro Alessandro Sallusti, a domande che riguardano la mia storia personale, anche se lo trovo davvero molto sgradevole“, ha proseguito la conduttrice, cercando di spostare il fulcro del discorso su un piano totalmente differente da quello che, evidentemente, era l’intenzione del direttore. “La storia del Partito Comunista Italiano è molto diversa da quella del Partito Comunista Sovietico“, ha poi affermato Berlinguer con tono stizzito e infastidito. Un’affermazione confutata da Sallusti, che ha ricordato come per l’Unione europea, esista solo un tipo di comunismo, inteso come tale. “Il Partito Comunista prese le distanze da quello sovietico molti, molti, molti anni fa, condannandolo esplicitamente“, ha continuato la conduttrice alzando la voce in modo scomposto.
Niente di diverso da quello che hanno fatto gli esponenti della destra riuniti a Fiuggi, eppure per Berlinguer evidentemente una dissociazione ha un valore, un’altra no. Ma Sallusti non chi sta a far passare il messaggio che la conduttrice, irritata dalla domanda che avrebbe potuto avere una risposta semplice, ha cercato di far passare. “Per l’Unione europea il nazifascismo è equiparabile al comunismo. Prendo atto che tu non ti dissoci dal comunismo, ne hai facoltà“, è la chiusura di Sallusti. Ma Berlinguer ci tiene a dire l’ultima parola: “Dal Partito Comunista Italiano sicuramente no“.