Le navi mercantili continuano a essere bersagliate mentre transitano nel Mar Rosso. La Ukmto (United Kingdom Maritime Trade Operations), l’organizzazione di monitoraggio delle vie marittime mediorientali supervisionata dall’esercito britannico, ha riferito di un’esplosione a circa 100 metri di distanza da un’imbarcazione che stava viaggiando attraverso lo stretto di Bab el-Mandab, il corridoio d’acqua che separa lo Yemen dal Gibuti.
La nave non avrebbe riportato danni e non si sono registrati feriti tra l’equipaggio. Nessun gruppo ha ancora rivendicato l’attacco, ma i sospetti sono immediatamente caduti sui ribelli Houthi che, dal 19 novembre, hanno iniziato a prendere di mira le navi civili dirette verso il Canale di Suez per mostrare il loro supporto alla causa palestinese. I loro assalti con missili e droni hanno costretto molte compagnie commerciali a dirottare i mercantili verso il capo di Buona Speranza. Questo ha comportato un aumento di tempi di navigazione di circa due settimane, con i conseguenti ritardi e aumenti dei prezzi.
Ad essere influenzati da questa situazione non sono solo i beni di consumo, ma anche i rifornimenti energetici. Mercoledì 24 gennaio, la compagnia statale QatarEnergy ha diffuso un comunicato, in cui è stato sottolineato che “sebbene gli sviluppi in corso nell’area del Mar Rosso possano avere un impatto sulla programmazione di alcune consegne che prendono percorsi alternativi, le spedizioni di Gnl dal Qatar vengono gestite con i nostri stimati acquirenti”. Queste parole lasciano intuire che anche i carichi di gas liquefatto provenienti da Doha stiano viaggiando verso la punta estrema dell’Africa. La compagnia ha voluto anche rassicurare i suoi clienti, affermando che “la produzione continua senza interruzioni e il nostro impegno a garantire una fornitura affidabile di Gnl rimane incrollabile”.
Nel tentativo di limitare le azioni degli Houthi, gli Usa e il Regno Unito hanno dato il via ad una campagna aerea volta a distruggere le loro capacità militari. Gli ultimi raid sono stati effettuati alle 23:59 di lunedì 22 gennaio e hanno preso di mira sistemi missilistici e lanciatori, sistemi di difesa aerea, radar e depositi di armi sotterranei. Il portavoce dei ribelli Yahya Saree ha parlato di 18 attacchi che “non resteranno impuniti”. In contemporanea, Washington starebbe cercando anche una soluzione diplomatica. Stando a quando riportato dal Financial Times, la Casa Bianca avrebbe chiesto alla Cina di esortare Teheran a tenere a freno i miliziani yemeniti, ma i funzionari americani avrebbero ricevuto “pochi segnali di aiuto” da Pechino.