L’inchiesta delle Bbc sui discorsi dei comandanti dei pasdaran iraniani trasmessi nel Regno Unito a studenti di religione musulmana riporta il faro dell’attenzione su due problemi che l’Europa fronteggia da anni e a non è stata ancora trovata una soluzione: l’infiltrazione dei terroristi islamici e la diffusione della loro retorica volta alla radicalizzazione.
Questi temi sono tornati al centro del dibattito e dell’attenzione dell’opinione pubblica dallo scoppio del conflitto tra Israele e Hamas. Il timore delle cancellerie occidentali, infatti, era una recrudescenza degli attacchi che hanno insanguinato il Vecchio Continente negli anni della guerra al terrore e della lotta allo Stato islamico. Una paura, questa, che si è rivelata fondata visto l’attentato del 16 ottobre a Bruxelles, costato la vita a due turisti svedesi, l’omicidio di un professore francese ad Arras e l’aggressione con un coltello sul ponte Bir Hakeim di Parigi il 2 dicembre, che ha provocato un morto e diversi feriti. Atti compiuti nel nome di Allah, che dimostrano l’esistenza di una rete del terrore sommersa che potrebbe colpire in qualunque momento, approfittando della lentezza della risposta della autorità e dell’impossibilità di prevedere tutti gli attacchi.
Questa “internazionale islamista” si articola sia in rete, sia tramite interventi diretti sul suolo europeo di coloro che si fanno portatori dell’ideologia integralista. Basti pensare al funzionario talebano Abdul Bari Omar, che ha tenuto un comizio nei locali dell’associazione turco-sunnita Ditlib, a Colonia, il 16 novembre scorso. Eventi del genere, così come i discorsi dei pasdaran investigati dalla Bbc, sono un viatico per le organizzazioni terroristiche e i regimi interessati a portare la jihad in Occidente, che possono piantare il seme dell’estremismo nella mente di tanti giovani musulmani e farlo poi innaffiare dagli imam che supportano le visioni più radicali dell’islam e le predicano nelle loro moschee.
L’Iran è il nuovo attore nella diffusione del terrorismo, data al sua posizione di capo del cosiddetto “asse della resistenza” votato alla lotta contro Israele e gli Stati Uniti. Un’organizzazione più “storica” invece è l’Isis, espressione massima del salafismo i cui rimasugli sono ancora attivi in Medio Oriente e Nord Africa. La sua vera forza oggi è sui social, dove singoli agenti affiliati al Califfato sono in grado di entrare in contatto con altri terroristi o reclutarne di nuovi, spesso dagli ambienti della microcriminalità o nei quartieri delle città europee a maggioranza mussulmana. Branchi di lupi solitari, alcuni veterani della jihad ancora a piede libero, difficili da prevedere e monitorare, che vengono foraggiati dalla propaganda on-line e recuperano tutto ciò che gli serve, armi fisiche o ideologiche che siano, su Internet. Nell’ipotesi peggiore, potrebbero esserci milioni di cellule dormienti, piccoli gruppi o singoli aspiranti attentatori pronti a colpire e insanguinare l’Occidente nel nome dell’islam.