È il giorno dell’ultimo saluto a Gigi Riva, leggenda del Cagliari e del calcio italiano scomparso all’età di 79 anni la sera di lunedì 22 gennaio, dopo un malore. Oggi, dalle 16, si sono tenuti i funerali – celebrati in forma solenne – a Cagliari, nella Basilica di Bonaria mentre la camera ardente è stata aperta dalle 7 alle 13.
La Sardegna è in lutto per il funerale del suo mito. Il sagrato della basilica era invaso da migliaia di persone da ore, la salma di Riva è entrata in chiesa, scortata dai familiari. Ad accoglierlo tanti grandi campioni del Cagliari: Zola, Matteoli, Pusceddu, Suazo, Selvaggi, Conti e tanti altri. Attorno alla bara, davanti al gonfalone del Comune di Leggiuno, la cittadina in provincia di Varese in cui Riva era nato, siedono i compagni di squadra, alcuni degli indimenticati protagonisti dello scudetto rossoblu del 1970, Ricciotti Greatti, Adriano Reginato, Pierluigi Cera e Giuseppe Tomasini. Di fronte a loro la famiglia Riva.
Nei primi banchi siedono il presidente del Cagliari Calcio, Tommaso Giulini, il ministro dello Sport, Andrea Abodi, il presidente del Coni, Giovanni Malagò, il sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu, il presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas, il presidente della Figc, Gabriele Gravina, il presidente del Consiglio regionale, Michele Pais. Presenti anche il Ct della nazionale azzurra, Luciano Spalletti, il capo delegazione Gigi Buffon, Fabio Cannavaro, Giancarlo Abete e l’allenatore del Cagliari, Claudio Ranieri.
All’interno circa 650 persone, all’esterno decine di migliaia che stanno assistendo alla cerimonia sui maxi-schermi. Sul feretro di Riva le maglie numero 11 del Cagliari e della Nazionale.
“Lo sport è come la vita, è arte e discilplina, estro e fatica, si compete sempre per conquistare qualcosa, è una passione condivisa e collettiva, qualcosa che non si può comprare, ma solo meritare – le parole dell’arcivescovo di Cagliari monsignor Giuseppe Baturi -. Lo sport è gioia, porta a dare il meglio di sè nell’educazione della mente e del copro, nella perseveranza, nella lealtà e nel coraggio, è un dono del Creatore che aiuta a vivere in un modo bello, armonioso ed equilibrato. In questi giorni abbiamo celebrato tutto questo in Gigi Riva, ma anche e forse soprattutto altro, abbiamo ricordato i meriti dello sportivo e ammirato la grandezza dell’uomo, la sua generosità e riservatezza, quella profondità di amore e di dolore, di passione e malinconia mai gridata ma che si lasciava leggere con schiettezza. Non sorprende la presenza di tanti ammiratori e amici, del popolo di Cagliari e della Sardegna che è stato per lui una dimora accogliente, bella, piena di calore e rispetto. Riva si è sentito parte di questo popolo che lo ha trattato come un figlio prediletto, adesso il cuore di Cagliari è qui”.
“Molte sono le immagini di questi giorni – ha proseguito monsignor Giuseppe Baturi -, fissano l’eleganza della corsa, la potenza del gesto. Poi dopo la rovesciata di Vicenza o il sinistro di Città del Messico, quell’esultanza spontanea, come tutti noi bambini a braccia alzate, guardando il cielo e correndo incontro all’abbraccio dei compagni. Corri di nuovo caro Gigi e tendi di nuovo quelle lunghe braccia al cielo, corri e guarda in alto“.
Anche l’aula del Senato ha celebrato Gigi Riva con un intervento ‘a braccio’ del presidente del Senato, Ignazio La Russa, che ha rimarcato le doti “non solo del grande calciatore, ma anche del grande uomo che fu”, definendolo perciò“l’esempio di un’Italia vera che in lui si può rispecchiare”. La Russa si è soffermato poi sul record raggiunto dal calciatore, quello dei 35 goal in 42 presenze. “È un record che porta in paradiso – ha detto – ma vorrei citare anche la sua capacità di dire no a chi gli prometteva più soldi, onori e magari più vittorie. Di Gigi Riva non ne nascono spesso”.
“Gigi Riva ha profonde radici nel passato, nel presente e che vogliamo proiettare nel futuro. Io credo che il calcio non possa permettersi di abbandonare lo spirito che che incarnato Gigi Riva e che credo sia apprezzato da tutti i tifosi di calcio di qualunque maglia e da tutti gli sportivi e da una buona parte della comunità nazionale”, ha detto il ministro dello Sport Andrea Abodi ai cronisti che lo attendevano fuori dalla camera ardente allestita alla Unipol Domus. “I funerali solenni sono stati proclamati proprio perché si riconosce oltre alla cifra sportiva anche quella morale che oggettivamente non è diffusa in questo tempo”.
“Eroi come Riva non smetteranno mai di esserci vicini: lui aveva questa grande qualità di essere umile e perbene. Aveva la caratteristica di essere un protagonista senza voler attrarre i riflettori su di sè. Per lui erano importanti i suoi cari, gli amici. Emblematico il comportamento dopo la vittoria del mondiale: lui si eclissa per lasciare la luce agli altri”. Lo ha detto il ct della Nazionale Luciano Spalletti, in visita con una delegazione azzurra alla camera ardente.
“Non è andato via solo il nostro papà o il nonno, è andato via un familiare di tanti sardi e di tante persone che gli volevano bene. Ci dicevano che papà è stato un grande uomo, al di là del campione che è stato. Questa è la sua gente, quella che quando è venuto qui a 18 anni gli ha dato una famiglia, quella che aveva perso. Lui ha ricambiato tutto questo”. Così uno dei due figli di Gigi Riva durante il funerale di ‘Rombo di Tuono’.
Un intervento per ringraziare tutte le persone che hanno affollato la camera ardente per salutare il papà, il suo grazie anche alle istituzioni presenti, al ministro Abodi, a Gravina e alla Figc.“Ci tengo, papà amava la maglia della Nazionale”, al numero 1 del Coni, Giovanni Malagò che gli consegnò il ‘Collare d’Oro’ al merito sportivo allo stadio del Cagliari: “In quell’occasione ha sentito il coro dei tifosi ‘Gigi Riva uno di noi’ e ha pensato che si fosse chiuso il cerchio. Si è chiuso in casa e noi figli e nipoti ce lo siamo goduti. Spero che in cielo papà possa rivedere la sua mamma, la persona che lui ha amato di più nella vita, è andato via come voleva lui, non lo convincevi, non lo convinceva nessuno, è stato ‘hombre vertical’ fino alla fine”.