Arrivano le prime conseguenze degli insulti razzisti rivolti all’estremo difensore del Milan Mike Maignan in occasione dell’incontro che ha visto i rossoneri affrontare l’Udinese allo stadio Friuli lo scorso sabato 20 gennaio: una situazione che aveva portato il portiere rossonero prima a segnalare al giudice di gara il problema e poi a decidere di abbandonare il terreno di gioco fino a che i cori nei suoi confronti non fossero cessati.
Il giudice sportivo
Il giudice sportivo ha preso la sua decisione, anche sulla base del referto arbitrale e del rapporto dei collaboratori della procura federale: l’Udinese giocherà la prossima gara casalinga a porte chiuse. Nelle motivazioni ufficiali, il giudice sottolinea“la obiettiva gravità dei fatti descritti e riportati, che hanno comportato l’adozione delle misure previste dall’apposito protocollo procedurale contenuto nelle norme federali”, rilevando “che non sono state riportate, durante e dopo i fatti, e nonostante i 2 annunci al pubblico, chiare manifestazioni di dissociazione da tali intollerabili comportamenti da parte dei restanti sostenitori (elemento che sarebbe stato rilevante in senso attenuante, e finanche esimente in presenza degli altri presupposti, ai sensi dell’art. 29, comma 1, lett. e Cgs)”.
A nulla, considera il giudice, sono servite le due interruzioni rispettivamente da uno e da cinque minuti: ciò nonostante, tuttavia, è stata applicata la sanzione minima prevista in casi del genere, scegliendo di far giocare solo una gara casalinga a porte chiuse all’Udinese. E questo in considerazione del “comportamento attivo della società Udinese, e la disponibilità manifestata fin da subito a collaborare per l’individuazione dei responsabili”.
Sarà quindi Udinese-Monza, in calendario il prossimo sabato 3 febbraio per il 23esimo turno del campionato di Serie A, ad essere giocata a porte chiuse. Oltre ciò, il tifoso sanzionato dalle autorità col daspo di cinque anni dallo stadio per aver rivolto insulti razzisti a Maignan per dodici volte, è stato colpito da una misura più drastica: l’Udinese calcio ha deciso di bandirlo a vita dall’impianto friulano.
La procura della Repubblica
Nel frattempo la procura della Repubblica di Udine ha aperto un fascicolo per indagare e risalire a eventuali altre responsabilità negli episodi dello scorso 20 gennaio. Le autorità, come reso noto dal procuratore Massimo Lia in una nota ufficiale, hanno avviato un procedimento penale nei confronti della persona individuata, un uomo di 46 anni, che è stata denunciata per il reato di incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi (604 bis).