In Francia esplode l’ira degli agricoltori. Attal all’angolo, la destra soffia sul fuoco

Gli agricoltori ora puntano su Parigi. E sugli immigrati stop della Consulta

Cinque anni dopo le proteste dei gilet gialli, Emmanuel Macron si trova (di nuovo) ad affrontare i blocchi stradali e autostradali della Francia rurale. Stavolta sono gli agricoltori a suonare la carica, come in altri Paesi europei. Ma Oltralpe puntano a risposte immediate dall’esecutivo, slegate dall’Ue. Ieri l’ultimatum al neo premier Attal, costretto in serata ad aprire le porte di Matignon ai rappresentanti di categoria (uniti nella rabbia ma divisi sulle richieste, perché ogni coltivazione ha esigenze diverse). In generale, chiedono norme più semplici per lavorare i campi, meno controlli e stop all’aumento delle tasse sul carburante per i trattori (il Gnr), mentre il governo prevede di eliminare gli sgravi entro il 2030 per promuovere investimenti green.

I blocchi si moltiplicano. Centinaia in tutto l’Esagono. E ieri, in uno degli oltre mille sit-in, ci è scappato il morto: una donna di 35 anni, imprenditrice agricola, ferma con altre decine di colleghi su una strada a Pamiers, a sud di Tolosa. È stata travolta. Un’auto ha sfondato il blocco: uccidendola e ferendo gravemente la figlia 14enne e il marito.

Assieme allo choc, cresce la rabbia. Sulla vettura-killer c’erano infatti tre persone, irregolari e con provvedimento di espulsione in tasca. Alla guida, un 44enne che avrebbe già dovuto lasciare da tempo il territorio, a cui era stata rifiutata l’anno scorso la richiesta d’asilo del 2022. Lacrime, certo. Ma protesta sempre più viva: a oltranza anche nella notte. Gli agricoltori non coprono più i costi di produzione. Chiedono un anno «bianco» di pausa dalle scadenze bancarie col sostegno dello Stato. E con l’82% dei francesi che già sostiene i «trattori», Macron ieri si è limitato a promettere «risposte concrete», probabilmente entro il fine settimana. Poi altre nel medio periodo con una legge in Parlamento, pronto a tornare trincea.

I partiti di opposizione cavalcano l’onda: i comunisti gridano alla «convergenza» delle lotte. Il N.1 lepenista Jordan Bardella, in campagna per le europee in chiave anti-burocrazia di Bruxelles, si è fatto immortalare mentre accarezza una mucca. Per giunta, i francesi hanno scoperto che dal 1° febbraio scatteranno rincari sull’energia elettrica, annunciati in tv dal ministro dell’Economia. Pure i pescatori sono pronti a unirsi alla protesta. Il neo-governo Attal si trova così a fronteggiare una crisi totale, guardando alle urne di giugno in un clima rovente: tra richieste di semplificazione amministrativa e indennizzi più rapidi in caso di calamità, alluvioni comprese; sconti sul carburante e fine della «dittatura» dei satelliti che sorvegliano i terreni, con le autorità oggi pronte invece a multare i coltivatori se non rispettano le indicazioni green dell’intelligenza artificiale. Alcuni allevatori vanno pure contro l’Ue che difende l’Ucraina, denunciando la concorrenza sleale dei polli di Kiev, giunti sui mercati francesi con un picco inedito: 230 mila tonnellate importate nell’Ue l’anno scorso (+40 rispetto al 2022). Metà di quelli consumati in Francia non cantano più la Marsigliese. Le fattorie attaccano: non danno le stesse garanzie sanitarie degli allevamenti bleu blanc rouge, costretti a rigidi protocolli da Bruxelles. Macron appare di nuovo in ostaggio: stavolta di trattori, sangue ed escrementi.

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