Mentre sulle Europee va ancora in scena lo sfoglio della margherita schleiniana («Mi candido, non mi candido)», su Regionali e amministrative una certezza sembra acquisita: il Pd è diventato un punching-ball.
Dalla Puglia al Piemonte, passando per la fatale Firenze, il Nazareno non riesce a chiudere una trattativa con i potenzial alleati (che da Matteo Renzi ai 5S lo strattonano in qua e in là) né a mettersi d’accordo su un candidato, causa anche guerre interne. Col rischio di una batosta che farebbe passare in secondo piano anche il risultato del voto per Strasburgo. A cominciare ovviamente dal capoluogo toscano: qui una sconfitta avrebbe conseguenze simboliche devastanti per la stessa segreteria Schlein. Qui il sindaco uscente Dario Nardella, che sarà capolista alle Europee, aveva indicato una sua assessora, Sara Funaro, come candidata. Le primarie, erano state escluse dal Nazareno, e il partito di Renzi – che a Firenze ha un suo peso – era stato tagliato fuori dalla trattativa. Risultato: Iv ha una sua candidata, Stefania Saccardi. Il Pd ha subito una scissione, guidata da un’altra aspirante sindaca, l’ex assessora Cecilia Del Re. Tomaso Montanari, influencer tv e rettore a Siena, vicino a M5s, prova a far propria la sua candidatura, onde terremotare il Pd. Che nel frattempo, spaventato, inizia a inseguire Renzi, che si diverte a farlo penare. Così lunedì la riunione con Iv va buca..
A Bari il caos è tale che il capogruppo Francesco Boccia, incaricato di mediare da Elly, ha gettato la spugna: «Vedetevela voi». Dove il «voi» è il Pd locale, dominato dall’asse Emiliano (presidente della Regione)-De Caro (sindaco uscente di Bari). I due si detestano, ma sono costretti a stare insieme: De Caro deve fare il pieno di preferenze alle Europee (il sogno segreto è superare anche Elly nel Sud) e quindi ha bisogno del sistema di potere di Emiliano. Ma il vero sogno di De Caro è diventare governatore, dopo le Europee. E questo alimenta il conflitto con Emiliano, che vuole a tutti i costi il terzo mandato. A Bari De Caro punta a candidare il suo capo gabinetto Leccese, mentre il governatore vuol tener buoni i 5S, che non disdegnano il candidato ultra-sinistro Laforgia. Boccia ha chiesto aiuto a Conte per evitare spaccature del Pd, quello gli ha risposto: «Allora scegliete un terzo candidato non Pd». Ossia un candidato scelto dai grillini: sarebbe l’ennesima umiliazione, dopo quella subita in Sardegna dove – senza nulla in cambio – il Pd si è piegato alla candidata di Conte, e si è spaccato con la candidatura del dem Soru. Ora Schlein è costretta a chiedere aiuto a Conte sul puzzle che rischia di scoppiarle tra le mani. Lui fa il magnanimo: «Ci sentiamo spesso e ci confrontiamo anche sui temi dei territori». Intanto però i suoi danno picche ai dem in Piemonte (dove la Appendino non ha mai digerito di essere stata scalzata dal dem Lo Russo, e dove si scontrano i potenziali candidati Pd Gribaudo e Laus): rinviato sine die il tavolo di confronto per le Regionali. «Non vogliono nessun accordo», sospirano nel Pd. Non era difficile prevederlo.