«Quello che è più importante è il percorso. E soprattutto con chi lo fai». È l’1.20 della notte di Melbourne quando Jannik Sinner fa gli occhi dolci al suo staff, ancora una vittoria in tre set, ancora quel fisico sottile stretto dalle braccia mentre Jim Courier, che da grande ex sa quale corde toccare anche al microfono, lo fa addolcire. In quel momento Jannik sembra ancora un ragazzo, ma in realtà ormai è diventato un uomo d’acciaio. Novak Djokovic non sta dormendo tranquillo.
E allora: oltre un dolorino agli addominali nel secondo set, oltre a un tie break che a un certo punto era 1-5 ma non aveva ancora visto nulla. Quei sei colpi successivi, che hanno poi segnato il 6-4, 7-6, 6-3 finale, sono la fotografia di quello che il giovane predestinato del tennis non è più: soltanto una speranza. Jannik Sinner ormai è una realtà, bellissima per noi, alla sua seconda semifinale di uno Slam, che giocherà ancora con il Solito Noto. Questa volta sarà però diverso, perché gli ultimi mesi hanno insegnato al più vincente di tutti che forse, davvero, non c’è più il rispetto che portò al timore di cui Sinner fu vittima a Wimbledon. Dopo le sconfitte di Torino e Malaga, Djokovic sa che ora si gioca alla pari, e chissà: «Con Nole sarà una partita difficile, ma è proprio per queste partite che mi alleno. Lui cambierà qualcosa, ma lo farò anch’io. Dovrò prepararmi per tante situazioni, sia mentalmente che fisicamente. Mi piacciono queste sfide». Quasi una minaccia.
Si gioca venerdì, probabilmente sotto il sole australiano (quindi per noi a notte fonda). C’è il tempo per prepararsi, portandosi dietro il percorso netto ottenuto fin qui: contro Rublev non è stato facile, più volte Jannik è stato sull’orlo di perdere il servizio e – appunto – anche un set. Ma è stata la sua corazza d’acciaio a tirarlo fuori da guai, quasi sempre vincitore degli scambi più lunghi e pronto a trovare quelle variazioni di gioco che fino a poco tempo fa non gli erano congeniali. Neppure giocare il match a tarda sera lo ha disturbato più di tanto: «L’orario non conta nulla – ha detto alla fine al pubblico -, la cosa importante è che siete rimasti qui in tanti a tifare per noi». Anche questo fa campione.
Certo, sarà durissima: Djokovic, che ha perso un set anche contro Fritz, però è alla sua undicesima semifinale agli AusOpen e alla vittoria consecutiva numero 33 a Melbourne, come Monica Seles («Non lo sapevo, sono davvero contento: lei era uno dei miei idoli»). Sarà dura, «ma sono tranquillo: il dolore all’addome è passato, forse è stato perché la sera è più umido. O forse un po’ d’aria nella pancia. Fisicamente sto bene». Di sicuro c’è che il percorso continuerà, comunque.