Boldrini spara l’enorme fesseria, ha ragione Fleximan e Meloni: quindi, oggi…

– Il Corriere dedica il suo editoriale (ripeto: l’editoriale, non un corsivo o una rubrichetta) a Fleximan, l’eroe de noantri che sta distruggendo autovelox in giro per il Nord-Est. Ora, il gesto di Fleximan (sono più di uno? Agisce da solo?) va condannato, perché per quegli autovelox sono stati spesi dei soldi pubblici e altri ne verranno buttati per ripararli. Però bisogna fare due banali considerazioni. La prima riguarda i soliti vizio di fare figli e figliastri: da mesi i media lodano i giovani attivisti green che bloccano le strade italiane e deturpano i monumenti perché lo fanno in nome di un grande ideale, quello di difendere la terra dal cambiamento climatico. Beh: anche Fleximan protesta contro quella che considera un’ingiustizia, e in un Paese democratico non ci sono contestazioni più giuste di altre. Anche i “No velox” hanno diritto di parola al pari dei “no oil”. E almeno Fleximan non impedisce a nessuno di andare al lavoro.

– Altra considerazione: se i cittadini si ribellano a qualcosa che ritengono ingiusto, come nel caso dei tanti autovelox che proliferano in strada, allora forse lo Stato dovrebbe porsi due domande. Su una cosa ha ragione Fleximan: gli autovelox sono troppi e spesso non servono a proteggere la vita delle persone, ma solo a far cassa. “Dobbiamo tenere conto anche del dissenso delle persone, se c’è chi arriva a tanto non possiamo ignorarlo”, dice il sindaco di Villanova, Sarah Gaiani che non vuole più re-installarlo. Prima o poi Fleximan commetterà un errore e lo prenderanno. Non è un eroe. Ma forse una spia di diffuso malcontento sì. E quando le spie lampeggiano, conviene sempre cercare di capire cosa sta succedendo anziché ignorarle.

– Lo scontro tra Meloni e Schlein è andato meno peggio del previsto per Elly. Ma occhio: nel question time, il parlamentare ha diritto a presentare le accuse e a replicare alle deduzioni del premier. Dunque è avvantaggiato. E soprattutto può preparare ogni cosa con calma a casa, leggendo il discorso da un comodo foglio di carta. Il dibattito tv, se mai ci sarà davvero, sarà un’altra cosa. Pochi appunti, tanta improvvisazione. E in questo campo – potrei scommetterci – tra le due non c’è partita.

– Il Papa oggi ha esortato i giornalisti a riconoscere che l’Intelligenza Artificiale potrà “contribuire positivamente nel campo della comunicazione”, l’importante è sfruttarla facendo in modo che affianchi il cronista e non lo sostituisca. È incredibile come l’abbia capito il Pontefice prima di tanti colleghi.

– È meraviglioso vedere come il Pd si stia stracciando le vesti per l’Autonomia differenziata votata ieri dal Senato. Qualcuno può ricordare a Elly Schlein e soci che a scrivere ed approvare la riforma del Titolo V della Costituzione, che prevede “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” per le regioni a statuto ordinario, furono i governi Prodi, D’Alema e Amato?

– “Ieri, in una conferenza stampa organizzata da un deputato della Lega, si è consumato l’ennesimo attacco all’aborto da parte di questa maggioranza”, dice Laura Boldrini ritenendolo un “diritto delle donne” conquistato dopo anni di battaglie. E poi aggiunge: “È inaccettabile che a metterlo in discussione sia un parlamentare e, per giunta, dentro la Camera dei deputati”. E qui Laura tradisce il poco rispetto per la democrazia e la libertà di espressione che alberga da quella parte dell’emiciclo. Anzi, dice proprio una fesseria: è lecito infatti ritenere l’aborto un “diritto delle donne”, ma è altrettanto lecito pensarla all’opposto. Se esiste un centro studi per una “critica filosofica all’aborto e all’eutanasia”, i relatori hanno tutto il diritto di pensare che l’interruzione di gravidanza sia sbagliata. E hanno la libertà di urlarlo in Parlamento o dove gli pare e piace. Non è “inaccettabile”, come afferma Boldrini, mettere in discussione la 194. Inaccettabile semmai è voler limitare l’espressione di un pensiero, per quanto odioso possa apparire all’ex presidente della Camera.

Il Domani ammette che “sono quasi tutte al Sud le regioni in forte difficoltà nel settore della sanità”. E per questo, secondo loro, approvare l’Autonomia differenziata sarebbe un dramma. In realtà il ragionamento andrebbe ribaltato: dopo 78 anni di centralismo, la sanità al Sud è un disastro. Dunque: perché non cambiare?

– Poi signori miei, state a sentire. Il Domani apre il giornale affermando che con l’Autonomia “il governo uccide la sanità per tutti”. Poi vai a leggere nel pezzo e c’è scritto che “non è possibile formulare delle stime sull’impatto della riforma”. Ma se non esistono dati, sulla base di cosa lo considerate un disastro? Deubunker di ogni ordine e grado, lascio a voi la risposta.

– Gli avvocati esistono per difendere tutti, innocenti ed assassini. Filippo Turetta ha confessato, deve pagare per il suo omicidio, ma non per questo va privato del diritto di difesa in Tribunale. Firmare una petizione contro il suo legale ed invitare l’Università (dove studiava Giulia Cecchettin) a non farlo più insegnare è semplicemente illiberale. E sciocco.

– Sulla finale di Supercoppa in Arabia Saudita, l’errore della Lega non è stato realizzare la competizione all’estero in cambio di soldi. In fondo questo deve fare un’azienda: cercare di attrarre investimenti e fatturare. Chi se ne frega se allo stadio c’erano figuranti e mancava il “tifo”. Il problema semmai è che hanno piazzato un torneo a quattro squadre in mezzo al campionato senza fermare le restanti gare, falsando così di fatto la competizione. E questo, sì, è imperdonabile.

– Scontro tra Stellantis e il governo: l’azienda vorrebbe più incentivi per tenere in Italia la produzione di un milione di veicoli; l’esecutivo non intende cedere ai ricatti di chi ha incassato dal 1975 qualcosa come 220 miliardi in prepensionamenti, casse integrazioni, piani di rottamazione e incentivi vari per poi traslocare altrove. Una verità Meloni l’ha affermata: la Fiat non esiste più e ormai non è italiana, ma francese. Dunque va trattata come un’azienda straniera che investe nel Paese: senza favoritismi. Lo slogan è: “Se si vuole vendere un’auto sul mercato mondiale pubblicizzandola come gioiello italiano, allora quell’auto deve essere prodotta in Italia”. Funziona.

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