Il Bulletin of the Atomic Scientists ha un rito ormai consolidato: quello di aggiornare l’ora del cosiddetto “Orologio dell’Apocalisse”, il “Doomsday Clock”. Il gruppo di scienziati dell’università di Chicago, gli “eredi” morali del Progetto Manhattan, analizza periodicamente i pericoli per il mondo e regola le lancette di questo strumento a seconda dell’avvicinamento del disastro, che appunto è sintetizzato nella mezzanotte. Nel 1991, mancavano 17 minuti allo scoccare della mezzanotte. Un segnale positivo, dal momento che era l’orario più distante dalla catastrofe dopo anni in cui la Guerra fredda aveva pericolosamente avvicinato le lancette all’ora fatidica. E la fine dell’Unione Sovietica così come la possibilità di un nuovo mondo senza lo scontro tra i due poli faceva credere agli scienziati di Chicago che il pericolo, se non del tutto scampato, fosse quantomeno più distante.
Nel tempo però, quei sogni si sono spesso tramutati in speranze, purtroppo apparentemente più vane. Il mondo non si è poi rivelato così pacifico come si aspettava dal gruppo di ricercatori, e soprattutto negli ultimi tempi, i pericoli sembrano essere aumentati in maniera esponenziale. Al punto che oggi, esattamente come nel 2023, le lancette dell’Orologio dell’Apocalisse si trovano a 90 secondi dal punto di non ritorno. Per gli scienziati coinvolti nel progetto i rischi per la popolazione della Terra hanno varia natura. Negli ultimi anni si è per esempio andato rafforzando il ruolo del cambiamento climatico, ritenuto dagli accademici come un problema via via più rilevante. Ma negli ultimi due anni si sono aggiunti anche due conflitti dai contorni ancora oscuri: la guerra in Ucraina, con il coinvolgimento della potenza atomica russa, e la guerra a Gaza, che si teme possa trasformarsi in una escalation regionale potenzialmente incontrollabile.
A questi timori, confermati dalle cronache che ogni giorno ci narrano le evoluzioni dei vari fronti, si aggiunge poi un altro elemento: lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Gli scienziati ovviamente non sono preoccupati dall’evoluzione della ricerca, ma dalla possibilità che questo nuovo segmento del sapere sia sempre meno controllabile dall’uomo, con pericoli ancora difficilmente identificati al pari delle sue implicazioni etiche. Le garanzie non sono sufficienti, sottolineano dal gruppo statunitense. E nel frattempo l’orologio si avvicina alla mezzanotte: l’ipotetica ora X dell’umanità.