Altro che Italia isolata in Europa. La posizione di massima cautela adottata dal nostro Paese nei confronti della carne sintetica si è rivelata lungimirante. Tempo al tempo: il nostro governo, scettico a tal punto da adottare misure restrittive sul tema, aveva fatto bene a evitare fughe in avanti. Ora, infatti, in Europa si è creato un asse di dodici Paesi – guidato da Italia, Francia e Austria – pronto a chiedere all’Ue un supplemento di indagini prima che qualsiasi istituzione comunitaria prenda decisioni sulla carne “coltivata”. La richiesta, presentata all’odierno Consiglio europeo dell’Agricoltura, trova peraltro riscontro nelle preoccupazioni che il mondo scientifico ha sollevato a più riprese sull’argomento.
Carne sintetica, i dubbi degli esperti
Sì, perché – nel silenzio generale – non sono mancate voci allarmate da parte degli esperti in riferimento a quello che nei fatti è davvero un cibo “Frankenstein”. Cioè creato in laboratorio, con tutto ciò che ne consegue. “Chiamarla ‘carne coltivata’ è un errore scientifico enorme. Non è carne coltiva questa: sono cellule isolate da una biopsia muscolare che vengono messe in vitro e fatte crescere“, ha messo in guardia ad esempio il dottor Antonio Gasbarrini, professore Ordinario di Medicina interna all’Università Cattolica del Sacro Cuore e Direttore del Cemad del Policlinico Gemelli. Questo cell based food – ha rimarcato il medico durante un recente intervento davanti al pubblico della Coldiretti – non è naturale. Dettaglio fondamentale dal quale derivano molte delle perplessità sollevate in ambito scientifico sulla sicurezza di questi nuovi alimenti.
I rischi teorici e le incognite
“La Fao e l’Oms per far capire a noi scienziati se sono sicuri o meno hanno fatto un documento da 140 pagine, 40 delle quali dicono che ci sono una valanga di rischi teorici. Noi cosa ne sappiamo se chi mangia quella roba in futuro svilupperà più diabete? La tossicità non si valuta in una piastra di coltura. La genotoxicity, il rischio di sviluppare tumori, ci vogliono anni per studiarlo“, ha proseguito il professor Gasbarrini, portando la sua decennale esperienza di internista e di esperto delle malattie infiammatorie e oncologiche dell’apparato gastrointestinale, del fegato e del pancreas. E ancora, con parole altrettanto precise, il medico ha evidenziato sia potenzialità sia le attuali e importanti incognite per la salute.
“Non ci sono i parametri di sicurezza”
“Può essere una straordinaria opportunità per il futuro, ma adesso siamo pronti? Assolutamente no, perché non ci sono i parametri di sicurezza per dire che questa roba, una volta entrata nell’apparato digerente, modula in maniera sana il nostro microbiota, il nostro sistema immunitario e l’asse intestino-cervello, che vuol dire il comportamento delle persone“, ha dichiarato Gasbarrini. Analogamente, anche professor Giuseppe Pulina, ordinario di Etica e sostenibilità degli allevamenti all’Università di Sassari, in un suo articolo aveva fatto riferimento ai 53 potenziali pericoli individuati da Fao e Oms, spiegando come al momento non sia chiara la reale risposta dell’organismo umano a questi alimenti ottenuti in laboratorio.
“Serve un principio di precauzione”
“In questo momento non abbiamo la più pallida idea dei rischi del consumo di questa carne. E non sapere che una cosa può far male non è lo stesso che dire sapere che una cosa non fa male. Perciò nel primo caso adottiamo quello che si chiama principio di precauzione“, ha affermato l’esperto. Sollevare la questione in Europa è dunque sacrosanto. “Per ora non ci sono studi scientifici sufficienti a testimoniare la completa qualità e la sicurezza nutrizionale di questi prodotti. Il rischio che possiamo correre è che il nostro organismo potrebbe non ‘riconoscere’ questo cibo e inoltre come accennato prima potremmo rischiare di non nutrirci in modo adeguato“, aveva spiegato al Fatto Stefania Ruggeri, ricercatrice Crea (il più importante ente italiano di ricerca sull’agroalimentare, ndr) e docente alla facoltà di medicina dell’università di Roma Tor Vergata.
Carne sintetica, la posizione del governo
Intanto, a Bruxelles, il governo italiano continua a tenere una linea di responsabilità in attesa che dagli arrivino necessari chiarimenti ed eventuali rassicurazioni. “Abbiamo chiesto che la scienza ci dia le risposte alle domande che abbiamo, e che si ricorra anche eventualmente a una cosa che è molto democratica. Chiediamo ai cittadini europei che ne pensano. Perchè abbiamo sentito tante voci, sentiamo anche quella dei cittadini europei con una consultazione pubblica nella quale ci diranno che cosa pensano di queste produzioni“, ha affermato il ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, in un punto stampa a margine del Consiglio Ue Agricoltura e pesca di Bruxelles.