La Corte di Cassazione ha confermato l’ergastolo, riconoscendo anche l’aggravante della violenza sessuale, nei confronti di Innocent Oseghale, già condannato in via definita per aver ucciso, fatto a pezzi e nascosto in due trolley i resti della 18enne romana Pamela Mastropietro il 30 gennaio 2018 a Pollenza, in provincia di Macerata. I giudici della Suprema Corte hanno dunque respinto il ricorso avanzato dalla difesa dell’imputato che aveva chiesto l’annullamento della condanna decisa dalla Corte di appello di Perugia nel processo bis in merito allo stupro.
La madre di Pamela: “Giustizia è fatta”
“Da sei anni aspettavo questo momento, è quello che speravo“, ha detto la mamma di Pamela, Alessandra Verni, uscendo dal Palazzo di Giustizia. “Ma la mia battaglia non finisce qui“, ha continuato la donna riferendosi a eventuali “complici” di Oseghale. Verni, come ha ribadito anche questa mattina, è sempre stata convinta che nella vicenda siano coinvolte altre persone. Infine la madre di Pamela ha rivolto un appello alla famiglia di Giulia Tramontano, la 29enne al settimo mese di gravidanza uccisa dal compagno Alessandro Impagnatiello: “Non mollate mai, abbiate fede e combattete. Se volete unitevi a noi. Le leggi devono cambiare e le istituzioni devono starci a sentire“.
L’avvocato della famiglia Mastropietro: “Continueremo a cercare la verità”
“L’ergastolo è confermato. Lo speravamo e auspicavamo. Per noi non si doveva arrivare a questo punto, la vicenda giudiziaria poteva essere chiusa già la scorsa volta. È stato un risultato sofferto che ha prolungato il dolore e l’agonia ma siamo arrivati alla giusta conclusione. L’ergastolo è confermato“, ha dichiarato Marco Valerio Verni, legale della famiglia di Pamela Mastropietro e zio della ragazza dopo il verdetto. “Noi abbiamo sempre detto e siamo convinti che ci sono altri responsabili, a vario titolo, in questa diabolica vicenda – ha continuato l’avvocato – e continueremo a cercare la verità. Questo per noi è un risultato importante ma, per certi versi, parziale“.
I legali di Oseghale: “Siamo delusi”
“Siamo delusi perché ritenevamo valide le nostre argomentazioni. Ne prendiamo atto“, ha detto l’avvocato Simone Matraxia, legale insieme al collega Umberto Gramenzi, di Innocent Oseghale. L’imputato, che si trova recluso nel carcere di Forlì, non ha partecipato all’udienza.
L’aggravante della violenza sessuale
ll pusher nigeriano era stato già condannato in via definitiva per l’omicidio della 18enne romana, ma poi la Cassazione aveva inviato gli atti a Perugia per un processo di appello bis in relazione all’aggravante della violenza sessuale. A febbraio 2023 i giudici della Corte d’assise d’appello di Perugia hanno riconosciuto lo stupro condannando l’imputato all’ergastolo. Oggi l’ultimo passaggio in Cassazione che conferma in via definitiva l’entità della pena.
L’udienza di oggi
Nel corso della requisitoria il sostituto pg di Cassazione Francesca Loy ha sollecitato la conferma dell’ergastolo per il 35enne nigeriano definendo “inammissibile” il ricorso della difesa perché “è stata raggiunta la prova logica sulla ricostruzione dei fatti” che “non può essere in alcun modo posta in discussione“. Secondo i legali di Oseghale, che hanno impugnato la sentenza della Corte d’assise d’appello di Perugia, il “percorso argomentativo” alla base del verdetto sarebbe “del tutto illogico e contraddittorio”. Motivo per cui hanno chiesto l’annullamento “della parte inerente l’aggravante della violenza sessuale“.
La mamma di Desirée Mariottini
All’esterno del Palazzo di Giustizia, dove si è celebrata l’udienza, c’era anche la mamma di Desirée Mariottini, la 16enne che fu violentata e uccisa in uno stabile abbandonato nel quartiere romano di San Lorenzo tra il 18 e il 19 ottobre del 2018. “Viviamo lo stesso dolore. – ha detto Barbara Mariottini – Viviamo un ergastolo di dolore e ogni giorno ci dobbiamo fare forza per sopravvivere. Sono qui per stare accanto ad Alessandra Spero che sia finalmente fatta giustizia. Le cause aggiungono altro dolore a quello che già viviamo quotidianamente”.Viviamo un ergastolo di dolore e ogni giorno ci dobbiamo fare forza per sopravvivere. Sono qui per stare accanto ad Alessandra Spero che sia finalmente fatta giustizia. Le cause aggiungono altro dolore a quello che già viviamo quotidianamente”.
Pietro Orlandi: “Solidarietà alla mamma di Pamela”
Anche Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, la cittadina vaticana scomparsa oltre 40 anni fa, era presente in Cassazione. “Era il minimo stare qui, essere presenti e dare solidarietà ad Alessandra, che è rimasta sola, abbandonata anche dai media. – ha detto Pietro Orlandi all’Adnkronos – Alessandra non potrà mai trovare la pace, ma mi auguro che un minimo di pace oggi possa trovarla con la certezza della pena“.