Ci risiamo. Alla vigilia delle primarie in New Hampshire, torna il “fantasma” di Michelle Obama, data come papabile per la discesa in campo democratico, cercando di ipotecare la nomination di fronte al ciclone Trump, che miete vittime tra i suoi compagni di corsa. Nelle ultime settimane si era vociferato a lungo della possibile candidatura di Michelle – ipotesi che circola da quando il marito ha lasciato la Casa Bianca.
I rumors del New York Post su Michelle Obama
Nulla che non è stato già detto e sentito, e che corre sul filo del rumor fin dal 2020, tra speranze accarezzate dall’elettorato dem – desideroso di rivivere “la stagione del 2008” e semplici illazioni che vogliono il canuto Barack orchestrare movimenti di palazzo. L’ex First Lady Usa, per i tabloid potrebbe essere già al lavoro per candidarsi alla Casa Bianca. A scriverlo il New York Post, che sostiene di avere “fonti attendibili, a cui pochi hanno accesso e di quelle che di solito non parlano con i giornalisti“. Secondo quanto riferito, “Obama ha fatto un sondaggio tra i donatori” e anche la strategia sarebbe già decisa: Biden annuncerà a maggio la non ricandidatura e alla convention democratica di agosto verrà incoronata la moglie di Barack Obama.
Fino ad allora però Biden si comporterà “come se fosse il vero candidato”: una previsione dai toni vivamente millenaristi che in pochi stanno prendendo sul serio. Il giornale aveva rivelato che oltre un anno fa, nell’estate del 2022, in un incontro con importanti Ceo, lei stessa aveva annunciato: “intendo candidarmi e sto chiedendo il vostro sostegno”. Ma una sfida diretta a Biden era impensabile, così – sempre secondo la ricostruzione del Post – è iniziato il pressing per convincere Biden a ciclo delle primarie concluso e poco prima dell’incoronazione della convention.
Quanto c’è di vero sulla presunta campagna di Mrs Obama
Nel soppesare la notizia, vanno prese in considerazione due aspetti fondamentali. Il primo: il New York Post è un tabloid, conservatore. Non stupisce come possa voler sparigliare le carte e crear bufera sulla campagna elettorale avversaria. Il secondo: la data di maggio sembrerebbe alquanto inverosimile, se la notizia fosse vera. Considerando la parabola discendente intrapresa da Biden, il correttivo andrebbe utilizzato da subito, per permettere alla candidata Michelle di misurarsi con il consenso elettorale. Lei che, fino a oggi, si è misurata esclusivamente con il consenso popolare. Ma una cosa sono gli applausi e un’altra sono i voti e le donazioni.
Secondo la ricostruzione del giornale, il celebre consorte sarebbe sempre più preoccupato dalla possibilità che il suo ex vice presidente non riesca a battere di nuovo Trump in uno scontro diretto. “Obama ha sondato il terreno con i suoi donatori“, scrive il Post citando fonti informate secondo le quali anche l’uscita pubblica di qualche settimana fa dell’ex prima donna d’America, che in un’intervista ha detto che l’eventualità di un ritorno di Trump la “terrorizza” e le toglie il sonno, non è stata casuale ma fa parte sempre dell’attenta orchestrazione del marito. Secondo il tabloid, l’ex presidente starebbe, in modo riservato, un pressing sull’80enne Biden e il suo staff per convincerlo alla rinuncia.
Obama, già stratega della campagna di Biden
Manovre che non sono poi neanche così sotterranee se si pensa alla posizione assunta da David Axelrod, l’ex stratega di Obama, che ha pubblicamente messo in dubbio il fatto che la scelta di candidarsi alla rielezione da parte di Biden sia stata “saggia” o “nell’interesse del Paese”. Del resto, il ruolo di “stratega” di Obama nella campagna elettorale dem è alla luce del sole, come lo è stato nella campagna elettorale delle midterm. All’inizio di queste mese era stato, infatti, il Washington Post a diffondere la notizia di un incontro del vecchio ticket nel quale Obama, secondo le fonti citate dal Post a condizione di anonimato, Biden avrebbe accolto il suggerimento di rivolgersi agli ex collaboratori di Obama. Quest’ultimo, inoltre, avrebbe anche dettato la linea “editoriale” della campagna elettorale: ai collaboratori del presidente americano sarebbe stato chiesto di mantenere un livello di comunicazione decisamente aggressivo.