C’è chi annuncia che non mangerà più un solo spaghetto fino alla fine del prossimo mese; un altro giura: «Compravo pacchi e pacchi, con me hanno chiuso». Un terzo si mostra nostalgico: «Era la mia pasta preferita». Uno addolorato confessa: «Mi spiace dover passare ad altra marca, ma se siete la pasta di Salvini, non potete essere la mia».
Accade che un pastificio italiano piuttosto noto, la Rummo di Benevento, da alcuni giorni si trovi sotto «assedio» social, bersagliato da una sorta di campagna di boicottaggio per una «colpa» che a quanto pare è imperdonabile, per qualcuno: aver ospitato un ministro della Repubblica italiana. Matteo Salvini, infatti, nell’ambito della sua attività politico-istituzionale ha fatto visita agli stabilimenti aziendali nel capoluogo sannita. Non si sono verificati problemi, o «casi» particolari. Il ministro delle Infrastrutture e leader leghista, con camice e cuffietta, si è limitato, com’è costume della sua «narrazione», a pubblicare un video che non fa altro che esaltare l’italianità e la qualità del prodotto alimentare nazionale: «Alla faccia di quelli che vogliono la farina d’insetti – dice Salvini nel video – i vermi, i grilli e le cavallette, insomma a quelli che a Bruxelles combattono la dieta mediterranea». «Viva la nostra pasta. Qui fanno 800mila confezioni di pasta al giorno, una cosa straordinaria. Viva l’Italia e viva la nostra qualità».
Apriti cielo. Per una minoranza politicizzata e rumorosa, la sola vista di Salvini è insopportabile, e chiunque gli stia vicino deve essere «punito». Nasce così la «campagna», che ai più appare piuttosto ridicola, anche perché di quella stessa «delegazione» hanno fatto parte altri politici, anche di sinistra, senza considerare che l’azienda in passato è stata visitata dall’allora presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, del Pd.
Niente da fare: su «X» sono stati pubblicati migliaia di post contro l’azienda di pastai beneventani, che fra l’altro si fregia di essere stata fondata a metà dell’Ottocento. Migliaia di post all’insegna dell’odio. Un forsennato «boicottatore» addirittura ha fatto sapere che aspetta la prossima alluvione. Sì perché la Rummo fu protagonista di un’altra storia, questa virtuosa, nel 2015, quando – in ginocchio per il maltempo – si risollevò anche grazie a una campagna, quella di solidarietà, che si tradusse in massicci acquisti di pasta. Ora in rete piovono commenti ostili, che però suscitano anche tante prese di posizioni favorevoli al pastificio, e sfavorevoli a quello che vorrebbe essere il «boicottaggio».
Il patron dell’azienda, Cosimo Rummo, è incredulo e al Corriere della sera dice: «Il ministro delle Infrastrutture viene a fare investimenti a Benevento, chiede di venire a visitare lo stabilimento, non capisco cosa vogliano: dovevo chiudergli la porta in faccia? Non capisco. Tra l’altro c’era anche l’ex sottosegretario Pd Umberto del Basso de Caro con la delegazione». «Ho avuto in visita Gentiloni da premier – ricorda – Andrea Orlando quando era ministro, è un onore e un orgoglio poter accogliere le istituzioni». «Rimango dispiaciuto e meravigliato – spiega – per il livello di democrazia e educazione che c’è in Italia. Siamo un’azienda aperta a tutti. Non capisco che cosa contestino». «Non me lo so spiegare – risponde – servirebbe uno psichiatra». In ogni caso – assicura – «le persone sane capiscono benissimo e continuano a comprare la nostra pasta», l’alimento più democratico che esista al mondo. Il mercato farà il suo dovere, altro che boicottaggio.