Gli italiani sono famosi nel mondo per due cose. La seconda è la pastasciutta.
In Italia ci sono meno campanili che tipi di pasta, la metafora perfetta per significare l’unità e la varietà del Paese. Vera religione gastronomica, in suo nome sono scoppiate guerre: i futuristi la volevano abolire, Prezzolini ne cantò l’elogio. Alberto Sordi barattò miseramente la sua vocazione ‘mericana per un maccarone. E Fellini, uomo che sapeva raccontare un mondo con un’immagine, diceva che la vita è una combinazione di pasta e magia. A volte anche di follia.
Nel weekend Matteo Salvini ministro divisivo, ma una pasta d’uomo – è andato in visita istituzionale al pastificio Rummo, a Benevento, dove a suo tempo erano passati anche il premier Gentiloni e il ministro Orlando. Ma ha fatto l’errore di condire il tutto con un video su TikTok. Conseguenza: ieri sui social è partita una pesante contestazione contro Salvini (antipatica, ma democratica) e anche un boicottaggio della pasta Rummo (surreale e dannoso, per chi ci lavora). E così un’eccellenza quasi italiana (c’è anche grano extra Ue) in meno dei 10 minuti di cottura è diventata, da piatto del popolo, una pietanza fascio-leghista.
Vabbè, dài. Un’altra battaglia vinta dalla Sinistra social.
Un posto astioso pieno di gente che boicotta una pasta che non ha mai comprato.