Per l’Ocse la via per il risanamento del debito pubblico italiano è lastricata di patrimoniali, tasse e tagli alle pensioni. Questo, almeno, si desume dall’indagine periodica sull’Italia dell’organismo internazionale di cui fanno parte i Paesi più sviluppati al mondo. «L’economia ha superato bene le recenti crisi, ma la crescita sta ora rallentando a causa dell’inasprimento delle condizioni finanziarie», scrive l’organismo internazionale. Tanto che il Pil dovrebbe crescere dello 0,7% nel 2024 e dell’1,2% nel 2025. E di nuovo viene ribadito che il problema italiano è un debito pesante, che si attesterà al 141,4% nel 2024. Le «pressioni fiscali» legate a «invecchiamento della popolazione, ai costi di servizio del debito e alla transizione climatica» renderanno necessarie, è la conclusione, «riforme fiscali e di spesa» per mettere il «debito pubblico su un sentiero più prudente».
Come fare concretamente, secondo i tecnici dell’organizzazione parigina? Ci sono cose che il governo italiano sta già facendo, come la stretta sui pensionamenti anticipati, la parziale de-indicizzazione delle pensioni elevate o la razionalizzazione delle detrazioni (obiettivo della riforma fiscale a cui lavora il vice ministro Maurizio Leo). Ma il vero cavallo di battaglia dell’agenda Ocse, però, prescrive di «spostare le imposte dal lavoro alla proprietà e all’eredità». In altri termini: patrimoniale, anche e soprattutto sugli immobili. Insomma, la solita raccomandazione per un’Italia dove, ogni anno, si pagano circa 50 miliardi di patrimoniali. Di cui quasi la metà, 22,7 miliardi, arrivano proprio da Imu e Tari, quindi tasse sugli immobili. Il tutto in un Paese dove oltre il 70% della popolazione vive in una casa di proprietà. Vien quasi il dubbio che gli esperti dell’Ocse non conoscono molto bene la realtà italiana, perchè stangare il mattone significa agire su un bene che è appannaggio della stragrande maggioranza degli italiani.
Il riferimento alla patrimoniale ha provocato la reazione stizzita di Confedilizia, l’associazione dei proprietari di casa: «Puntuale come le tasse, arriva la periodica richiesta di tasse (sugli immobili) da parte dell’Ocse», afferma il presidente Giorgio Spaziani Testa, «l’ennesimo appello a colpire il risparmio degli italiani, motivato con la (non dimostrata) tesi secondo la quale le tasse sugli immobili sarebbero più favorevoli alla crescita». L’Ocse, come l’Fmi e la Commissione Ue, «insistono nella cantilena. Smetteranno di farlo solo quando, come diceva Margaret Thatcher, i soldi degli altri finiranno».
Le mire della tassazione, secondo l’Ocse, dovrebbero poi alzare il tiro sulle pensioni, per le quali non basta nel medio termine una semplice de-indicizzazione parziale all’inflazione. Quest’ultima dovrebbe essere sostituita nel medio termine «da una tassa sulle pensioni elevate che non sono correlate a contributi pensionistici pregressi». Infine, il menu prevede di «continuare a contrastare l’evasione fiscale, anche continuando a promuovere l’uso dei pagamenti digitali e abbassando il tetto sui pagamenti in contanti» oltre a una stretta sulla «proliferazione di regimi fiscali speciali di flat tax».
Le revisioni di spesa «dovranno divenire più ambiziose», non sarebbero quindi sufficienti i risparmi di bilancio finora programmati dall’Italia. Anche se il mercato, che è il giudice ultimo, non sembra avere la stessa opinione: ieri lo spread di rendimento tra i titoli di debito italiani e quelli tedeschi è sceso ai minimi in quasi due anni a 154 punti base. Segno che sul debito non è percepito un rischio italiano in aumento e che la volontà del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, di tenere la barra dritta sui conti è stata finora recepita dagli investitori che al contrario puntano sui Btp italiani e il loro extra-rendimento.
Dall’Ocse arriva, infine, anche un complimento per quanto riguarda il Pnrr: «L’Italia ha compiuto notevoli progressi nell’attuazione, anche varando riforme strutturali ambiziose nei settori della Pubblica Amministrazione, della giustizia civile e della concorrenza».