“Dalle privatizzazioni 20 miliardi in 3 anni”. Extraprofitti la scelta giusta

"Dalle privatizzazioni 20 miliardi in 3 anni". Extraprofitti la scelta giusta

Privatizzazioni, superbonus e tassa sugli extraprofitti bancari. Sono diversi i temi economici su cui si sofferma Giorgia Meloni nell’intervista a Quarta Repubblica.

La premier conferma l’intenzione di vendere partecipazioni statali per venti miliardi in tre anni. Però, spiega, «per me privatizzare non significa fare è regali miliardari a qualche imprenditore fortunato e amico». Ma semplicemente che «lo Stato può indietreggiare dove la sua presenza non è necessaria». «Nel documento economico di bilancio – aggiunge – prevediamo 20 miliardi in 3 anni, che sono un lavoro che si può fare con serietà». Insomma, «possiamo cedere alcune quote di società pubbliche senza compromettere il controllo pubblico» mentre per «alcune società interamente di proprietà dello Stato possiamo cedere quote di minoranza a dei privati». E tra i dossier sul tavolo, conferma la premier, c’è anche Ferrovie.

Poi Meloni torna sul superbonus e sugli effetti che ha avuto sulle casse dello Stato. «Il principio è condivisibile, il problema e come e stato fatto», ribadisce. «Al netto del fatto che con tutti questi bonus ci siamo ritrovati con 140 miliardi di buco e che con la cessione dei crediti abbiamo favorito banche e intermediari che li ricompravano al 30%, la norma – dice la premier – è scritta cosi male che si è configurata come la più grande truffa ai danno dello Stato italiano della storia. È qualcosa che non si è mai visto prima su un solo provvedimento». «La misura – aggiunge – costa a ciascun italiano, compresi i neonati e chi non ha una casa, più di duemila euro. Il 50% di queste risorse sono andate a beneficio del 10% della fetta più ricca della popolazione, cioè gente che non aveva una casa ha pagato per ristrutturare la seconda casa del milionario».

Difende a spada tratta, invece, la tassa sugli extraprofitti bancari. «Da quando l’abbiamo varata ad oggi – dice – i tassi che vengono riconosciuti sui depositi sono aumentati del 50% per le imprese e del 25% per le famiglie e il credito è aumentato. Significa che qualcosa di buono anche quello lo ha fatto». «Nessuno – aggiunge – aveva avuto il coraggio di mettere mano su questo settore, ma per me è di destra anche questo: non guardare in faccia nessuno, quando una cosa è giusta si fa e basta».

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